Trapani – In riferimento alla richiesta di sospendere l’attività venatoria in provincia di Trapani fino al 31 ottobre p.v. avanzata all’Assessore Regionale dell’Agricoltura da parte di alcune associazioni ambientaliste siciliane (Legambiente, Lipu, WWF) a seguito di casi di bracconaggio verificatisi in provincia, il sottoscritto Antonino Incammisa, presidente provinciale della Federazione Italiana della Caccia, giudica assolutamente strumentale l’iniziativa in argomento, dettata soprattutto dalle posizioni ideologiche avverse alla caccia da parte di dette associazioni e non certo per combattere il bracconaggio essendo assodato che la chiusura dell’attività venatoria non eliminerebbe una piaga che i cacciatori sono i primi a condannare, non con parole e proclami ma con iniziative concrete, alcune di concerto con lo stesso Assessorato Regionale, volte alla reale tutela dell’ambiente e della fauna selvatica.
E’ stato inoltre appurato che nella stragrande maggioranza dei casi l’abbattimento di selvatici protetti avviene in attività venatoria chiusa (come quello verificatosi il 14 settembre scorso), riconducibili quindi ad individui che nulla hanno a che vedere con la caccia. I bracconieri non hanno calendario né orologio e in moltissimi casi nemmeno una licenza di caccia.
Per quanto riguarda il sequestro di richiami acustici citati dalle associazioni ambientaliste si ricorda che gli stessi sono vietati durante l’uso dell’attività venatoria. Va a tal proposito ricordato che negli ultimi anni tali richiami, legali e di libera vendita, vengono utilizzati dagli appassionati della natura per il “birdwatching”, non necessariamente quindi utilizzati per la caccia alle quaglie selvatiche che in tali casi è assolutamente da condannare. E’ anche un dato assodato che la Sicilia è anche un luogo di azioni illecite da parte di collezionisti di uova ed esemplari di rapaci vivi o morti, attività esecrabile oltre che da perseguire.
Il problema, quindi, va riportato nella giusta dimensione e direzione, non certo con la chiusura dell’attività venatoria ma con iniziative volte alla reale tutela del territorio e della fauna selvatica, sia in ambito provinciale che regionale. Ciascun cacciatore, onesto e rispettoso delle regole, paga ogni anno alcune centinaia di euro per ottenere la necessaria autorizzazione, somme che anzichè finire nel calderone del bilancio regionale per legge dovrebbero essere destinate dalla Regione alla tutela dei territori destinati alla caccia, spesso devastati dagli incendi e quindi inaccessibili ai cacciatori, al ripopolamento della selvaggina stanziale, proteggendola dalle epidemie che l’hanno decimata in molte zone, e alla lotta al bracconaggio.
Proprio su quest’ultima problematica il 10 settembre scorso una rappresentanza della sezione provinciale della Federcaccia ha partecipato presso la Prefettura di Trapani ad un apposito tavolo tecnico dando la massima disponibilità a combattere il fenomeno, riscontrato comunque in pochi casi in provincia di Trapani, assolutamente però da condannare e debellare.
Antonino Incammisa
Presidente Provinciale Federazione Italiana della Caccia
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