Marsala – Il “Noi che…” dei marsalesi potrebbe essere infinito, io ci provo. Riporto la versione più vicina a me e agli abitanti di questo territorio. Buona lettura.
Noi che ci mancavano sempre 4 figurine per finire l’album delle figurine “Panini”. Noi che ci divertivamo anche facendo “1, 2, 3, Stella”. Noi che se a scuola la maestra ti dava un ceffone, la mamma te ne dava 2. Noi che ridevamo se un amico rideva e ridevamo se un amico piangeva.
Noi che abbiamo raccontato 1.500 volte la barzelletta del fantasma formaggino. Noi che non sapevamo leggere il termometro. Noi che il motorino “Ciao” si accendeva pedalando. Noi che avevamo la tv in bianco e nero. Noi che la vita di quartiere era piacevole e serena.
Noi che le nostre mamme mica ci hanno visti con l’ecografia. Noi che avevamo 4 mesi di vacanza, da giugno a settembre. Noi che non avevamo videogiochi, né registratori, né computer, ma avevamo tanti amici lo stesso. Noi, che giocavamo a “nomi – cose – animali – città”.
Noi che non avevamo bisogno di sostanze stupefacenti o dell’alcool per divertirci. Noi che non avevamo il cellulare e a volte neanche il telefono di casa. Noi che il compleanno non si festeggiava ogni anno. Noi che sentivamo la musica nei 45 giri.
Noi che a scuola ci andavamo da soli, e tornavamo da soli. Noi che se a scuola la maestra ti dava un ceffone, la mamma a casa poi te ne dava altri due. Noi che le ricerche le facevamo nell’enciclopedia di casa, mica su Google.
Noi che mangiavamo le primizie, ed erano delizie. Noi che il gelato si mangiava da “Ciolla”, a Mazara. Noi che le scampagnate estive si facevano solo al Biscione. Noi che avevamo il “nascondiglio segreto” con il “passaggio segreto”.
Noi che i messaggi li scrivevamo su dei pezzetti di carta da passare al compagno. Noi che si andava in cabina a telefonare. Noi che usavamo i gettoni telefonici per telefonare. Noi che facevamo il gioco della bottiglia tutti seduti per terra.
Noi che c’era il rullino da sviluppare e aspettavi per avere le foto almeno una settimana perché lo sviluppo veniva fatto a Palermo. Noi che televisore in casa ne avevamo al massimo uno, senza digitale e senza canali satellitari. Noi che la musica la compravamo con i risparmi.
Noi che guardavamo tutto il film in tv che iniziava, massimo alle ore 20.40. Noi che giocavamo a calcio con le pigne. Noi che nelle foto delle gite facevamo sempre le corna, e ancora le facciamo. Noi che con le 500 lire di carta ci venivano 10 pacchetti di figurine.
Noi che suonavamo ai campanelli e poi scappavamo. Noi che il bagno al mare si poteva fare solo dopo 4/5 ore dal pranzo. Noi che ci divertivamo giocando a “la Settimana”, a “Nascondino”, a “Palla avvelenata”, a “Ruba bandiera”.
Noi che passavamo il tempo con il “dire, fare, baciare, lettera e testamento” o con “fiori, frutta e città” (e la città con la “D” era sempre Domodossola). Noi che chi pisciava più lontano vinceva una scommessa. Noi che la vendemmia era una festa in famiglia.
Noi che chi lasciava la scia più lunga nella frenata con la bici era il più figo. Noi che “se ti faccio fare un giro con la bici nuova non devi cambiare le marce”. Noi che facevamo a gara a chi masticava più “Big-Babol” contemporaneamente.
Noi che i termometri li rompevamo, e le palline di mercurio giravano per tutta casa. Noi che dopo la prima partita c’era la rivincita, e poi la bella, e poi la bella della bella. Noi che se passavamo la palla al portiere coi piedi e lui la prendeva con le mani non era fallo.
Noi che le cassette se le mangiava il mangianastri, e ci toccava riavvolgere il nastro con la penna. Noi che in tv guardavamo solo i cartoni animati belli. Noi che litigavamo su chi fosse più forte tra Goldrake e Mazinga.
Noi che sappiamo ancora a memoria la formazione della nazionale Campione del Mondo nel 1982. Noi che si poteva star fuori in bici il pomeriggio. Noi che però sapevamo che erano le 16 perché stava per iniziare “Bim Bum Bam”.
Noi che sapevamo che ormai era pronta la cena perché c’era Happy Days. Noi che stava per nascere un nuovo ospedale a Marsala a Cardilla. Noi che abbiamo sentito le voci libere dei giornalisti in TV, da Mauro Rostagno a Enzo Biagi.
Noi che il primo novembre era “Tutti i Santi”, mica “Halloween”. Noi che a Natale giocavamo a carte o a tombola, tutti in famiglia. Noi che a Carnevale ci vestivamo tutti in maschera, e ballavamo nelle feste private. Noi che ci emozionavamo per un bacio su una guancia.
Noi che eravamo sempre sorridenti. …Che fortuna esserci stati!
Enzo Amato
Scrivetemi i vostri “Noi che…”
enzoamato74@gmail.com