PROCURA DELLA REPUBBLICA presso il Tribunale di Marsala
In data 16 dicembre, la Corte d’Assise di Trapani, su conforme richiesta della Procura della Repubblica di Marsala e dopo una complessa attività dibattimentale, ha emesso sentenza di condanna nei confronti di Parrinello Giovanni e Scandaliato Lara, ritenuti colpevoli dei seguenti delitti:
- Omicidio aggravato dalla premeditazione e dal fine di rapina in danno di Titone Antonino avvenuto in Marsala il 26 Settembre 2022;
- Reato di rapina in concorso;
- Porto di una spranga di ferro utilizzata per commettere i reati di omicidio e rapina;
- Tentativo di introdurre all’interno del carcere di Trapani un apparecchio telefonico da porre nella disponibilità del detenuto Parrinello Giovanni.
La sentenza, in particolare, ha condannato Parrinello alla pena dell’ergastolo con isolamento diurno per la durata di sei mesi e alle pene accessorie della interdizione perpetua dai pubblici uffici, dell’interdizione legale e della decadenza dalla responsabilità genitoriale.
Scandaliato è stata condannata alla pena di 17 anni e 6 mesi di reclusione e alle pene accessorie dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici e dell’interdizione legale durante la pena, essendo state riconosciute prevalenti, sulle contestate aggravanti, le attenuanti generiche, già richieste dal PM, seppur in misura equivalente, atteso in particolare il comportamento collaborativo assunto dalla stessa sin dalla fase delle indagini preliminari.
Entrambi gli imputati dovranno altresì pagare le spese processuali e di mantenimento in carcere, nonché risarcire, in solido tra loro, i danni patiti dalla parte civile G.V., liquidati in 5.000,00 euro.
In aggiunta Parrinello Giovanni è stato dichiarato delinquente abituale ai sensi dell’art. 102 e 103 c.p., mentre a Scandaliato Laura è stata applicata la misura di sicurezza della libertà vigilata, ai sensi dell’art. 230 c.p., per la durata di 3 anni.
A poco più di due anni dal fatto – avvenuto il 26 settembre 2022 – è stata emessa sentenza di primo grado non definitiva nei confronti di Parrinello e Scandaliato, attualmente sottoposti alla misura cautelare in carcere, il primo dal 26 settembre 2022 e la seconda dal 10 giugno 2023.
Si è così conclusa una vicenda processuale nata nell’ambito dell’ambiente dello spaccio di sostanze stupefacenti gravitanti nel quartiere Sappusi.
Il Procuratore della Repubblica
Marsala – Giovanni Parrinello, di Marsala, e la sua compagna Lara Scandaliato sono stati condannati dalla Corte d’assise di Trapani per l’omicidio del 60enne marsalese Antonino Titone, detto “u baruni”, ucciso il 26 settembre 2022 nella sua abitazione di via Nicolò Fabrizi.
Parrinello è stato condannato all’ergastolo, con sei mesi di isolamento, mentre alla sua compagna sono stati inflitti 17 anni e mezzo di carcere. Per il delitto è stata esclusa la premeditazione.
A poche ore dall’omicidio, i carabinieri identificarono, arrestandolo, Giovanni Parrinello quale possibile autore del delitto, sulla base di una breve descrizione fatta loro dalla polizia, che aveva chiesto la collaborazione dei colleghi dell’Arma.
I Carabinieri si recarono subito nell’abitazione di Parrinello, nel quartiere Sappusi. E qui lo trovarono insieme alla compagna, Lara Scandaliato. Entrambi furono portati in caserma e interrogati. E fu la donna che fece trovare i sacchetti con i vestiti che i due indossavano quando fu commesso l’omicidio.
A fornire alla polizia una sorta di identikit sull’uomo che fu visto uscire dall’abitazione di Titone, e allontanarsi a piedi insieme a una donna, furono alcuni residenti della zona. I due medici legali che effettuarono l’ispezione cadaverica dopo l’intervento dei Ris dei carabinieri hanno spiegato che i colpi inferti al Titone con una sbarra di ferro, un piccolo “piede di porco”, furono 26, molti alla faccia e alla testa. Colpi letali.
I due imputati erano accusati anche di rapina, perché dopo l’omicidio si sono impossessati del portafoglio del Titone, dal quale il Parrinello vantava un credito. Sarebbe stata questa la causa scatenante del delitto. Fu Scandaliato, lo stesso giorno dell’omicidio, interrogata dai carabinieri, ad accusare il compagno e a far ritrovare l’arma: un piccolo piede di porco con cui fu fracassato il cranio al Titone.
Secondo gli investigatori, alla base del delitto ci sarebbe stato, molto probabilmente, un vecchio debito non saldato della vittima per una fornitura di stupefacenti. Subito dopo i fatti, in caserma, la donna aveva raccontato di aver aspettato fuori, mentre il compagno colpiva a morte Titone. Il 10 giugno 2023, però, anche la donna è finita in carcere. Gli investigatori, infatti, hanno scoperto che la donna non era fuori dall’abitazione del Titone, ma sarebbe stata dentro con Parrinello e avrebbe partecipato al delitto.