Sono stati ritrovati alcuni documenti nel primo covo di Matteo Messina Denaro perquisito dal Ros, a Campobello di Mazara, dove il boss viveva da almeno sei mesi. Sulla documentazione, repertata e ora all’analisi del Ris, secondo quanto si apprende ci sarebbero alcune sigle e numeri di telefono che al momento non indicherebbero le tracce di un libro mastro.
I controlli all’interno dell’abitazione in vicolo San Vito sono comunque tutt’ora in corso. La Polizia ha scoperto inoltre un terzo covo in cui ha vissuto il boss Messina Denaro. Si tratta di un appartamento che si trova sempre a Campobello di Mazara, il paese cui sono stati individuati gli altri due rifugi del capomafia. Il terzo covo è stato perquisito. Secondo quanto si apprende è vuoto. L’appartamento è in vendita. Gli inquirenti stanno accertando chi sia il proprietario.
Il boss Matteo Messina Denaro ha rinunciato a essere presente in videoconferenza dal carcere de L’Aquila, dove si trova detenuto, con l’aula bunker del carcere Malaspina di Caltanissetta dove si sta svolgendo il processo in cui è imputato come mandante delle stragi di Capaci e via D’Amelio. Lo ha comunicato il presidente della Corte d’Assise d’appello. C’era attesa questa mattina all’interno dell’aula bunker dove si sta celebrando il processo d’appello al boss, accusato di essere mandante delle stragi di Capaci e via D’Amelio. Si sarebbe trattato della prima volta in un’aula giudiziaria del latitante, arrestato lunedì scorso a Palermo. Il collegamento video con il carcere de L’Aquila, dove Messina Denaro è detenuto, era stato attivato ma l’imputato ha rinunciato.
L’udienza è stata rinviata al 9 marzo “per consentire al difensore di essere presente”. Lo ha deciso il presidente della Corte d’Assise di Caltanissetta Maria Carmela Giannazzo, dopo che il boss ha deciso di non assistere all’udienza in videoconferenza dal carcere de L”Aquila. Uno dei due difensori d’ufficio del boss, l’avvocato Salvatore Baglio, ha comunicato di avere ricevuto una delega orale dal difensore di fiducia nominato da Messina Denaro, la nipote Lorenza Guttadauro, ed ha chiesto i termini a difesa.
Intanto slitta la prima seduta di chemioterapia in carcere per Messina Denaro: era tutto pronto nella stanza dove sarà curato, proprio di fronte alla sua cella in modo da limitare potenziali contatti con altri detenuti, ma all’ultimo momento il boss avrebbe richiesto un ulteriore intervento del medico. In carcere è quindi tornato il professor Luciano Mutti, primario del reparto a gestione universitaria dell’ospedale de L’Aquila, che lo ha visto oggi per la seconda volta. Secondo quanto si è appreso, sono ancora in corso di approfondimento da parte dei medici del reparto di oncologia dell’ospedale dell’Aquila le valutazioni di documentazione medica in possesso del paziente, risultati di nuovi esami e ulteriori verifiche per stabilire, a questo punto, quando effettuare la somministrazione di chemioterapia.
Il procuratore generale Patti: “Speriamo tutti che Messina Denaro collabori”
“Che collabori lo speriamo tutti, ma nessuno di noi può saperlo. E’ depositario di conoscenze sulla stagione stragista del ’92 e ’94 ancora oggi non sondate e sconosciute da altri collaboratori”. Lo ha detto il procuratore generale di Caltanissetta, Antonino Patti, al termine dell’udienza del processo a Matteo Messina Denaro, come mandante delle stragi di Capaci e via D’Amelio, che si celebra davanti la Corte d’assise d’appello a Caltanissetta. Il procedimento è stato rinviato al 9 marzo per consentire all’avvocato di fiducia dell’imputato, Lorenza Guttadauro, di essere presente.
Sequestrata la casa della madre di Andrea Bonafede, l’uomo sotto la cui identità si coprima il padrino in latitanza
E’ stata posta sotto sequestro la casa di proprietà della mamma di Andrea Bonafede, l’alias utilizzato dal boss Matteo Messina Denaro durante la sua latitanza. La casa si trova all’angolo tra la via Marsala e la via Cusmano a Campobello di Mazara. L’appartamento a pian terreno ha due ingressi. Da tempo però la casa è disabitata. La mamma di Bonafede vive nella casa di Tre Fontane insieme a una delle sue figlie.
L’autista del boss in clinica: “Non sapevo fosse Messina Denaro”
“Non sapevo che fosse Matteo Messina Denaro, solo un pazzo avrebbe potuto accompagnarlo sapendo che si trattava del boss”. Si è difeso così Giovanni Luppino, l’autista del super latitante arrestato lunedì scorso a Palermo mentre lo accompagnava alla clinica la Maddalena. Lo ha detto il suo difensore, l’avvocato Giuseppe Ferro, al termine dell’udienza di convalida davanti al Gip che si è svolta nel carcere Pagliarelli. Luppino, 59 anni, commerciante di olive, ha sostenuto di non conoscere Messina Denaro, che gli era stato presentato come cognato di Andrea Bonafede,e di averlo accompagnato perchè doveva sottoporsi alla chemioterapia. Luppino, assistito dal suo legale Giuseppe Ferro, davanti al Gip si è difeso sostenendo di non sapere che l’uomo che stava accompagnando fosse Matteo Messina Denaro. Il commerciante di olive ha spiegato di averlo conosciuto qualche mese fa e che gli era stato presentato, con il nome di “Francesco”, come il cognato di Andrea Bonafede, il geometra al quale era intestata la falsa carta d’identità utilizzata dal super latitante. Luppino ha aggiunto di averlo accompagnato lunedì scorso per la prima volta a Palermo, dove il boss doveva sottoporsi a un ciclo di chemioterapia, perchè gli era stata chiesta questa cortesia proprio a causa delle sue condizioni di salute. Il Gip Fabio Pilato ha convalidato l’arresto in flagranza di Giovanni Luppinoe si è riservato di decidere sulla richiesta di custodia cautelare in carcere. Luppino risponde di procurata inosservanza della pena e favoreggiamento aggravati dal metodo mafioso.
Legale medico: chiarirà quando sarà interrogato
“Il mio assistito è fiducioso nella magistratura e nelle forze dell’ordine affinché si accerti la verità . L’atteggiamento del dottor Tumbarello non credo possa essere diverso da chi intende dare chiarimenti che può e che è in condizioni di dare”. È quanto dice l’avvocato Giuseppe Pantaleo, nominato difensore di fiducia da parte di Alfonso Tumbarello. Il medico di Campobello di Mazara ha prescritto ricette mediche al suo assistito Andrea Bonafede, nome però utilizzato (tramite carta d’identità e tessera sanitaria) dal boss Matteo Messina Denaro per curarsi ed effettuare visite ed esami nelle strutture sanitarie.