Di averlo visitato non hanno potuto negarlo. Ma entrambi hanno sostenuto di aver saputo solo dopo il suo arresto che il paziente in realtà era Matteo Messina Denaro. “A noi si è presentato come Andrea Bonafede”, hanno detto due medici trapanesi interrogati dai magistrati di Palermo che stanno tentando di ricostruire la latitanza del boss catturato a gennaio del 2024 e morto a settembre di un anno fa.
I verbali dei due professionisti, Francesco Bavetta, gastroenterologo e endoscopista di Marsala, e Giacomo Urso, chirurgo all’ospedale di Mazara del Vallo, sono stati depositati agli atti del processo di un terzo medico: Alfonso Tumbarello, arrestato e poi finito a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa. Per mesi Tumbarello avrebbe scritto ricette e prescritto esami al latitante malato di cancro, sapendo esattamente, secondo i pm, chi fosse.
La Procura, che ha già individuato e fatto condannare una serie di complici del capomafia, ha accertato che Messina Denaro venne indirizzato e forse accompagnato di persona da Giovanni Luppino (l’imprenditore poi arrestato con il capomafia) da Bavetta per sottoporsi a una colonscopia di urgenza il 5 novembre del 2020.
A Luppino, che si è preso cura del padrino per anni portandolo anche a Palermo per la chemioterapia, è stato trovato un biglietto col nome di Bavetta, medico a cui l’autista del boss si era rivolto per sé già nel 2019. Lo stesso Messina Denaro ha confermato che fu Luppino a indicargli il nome del professionista.
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