Per la festa dei nonni: il ricordo di in bambino

C’era una volta un bambino assai sensibile d’animo (così si dice) pieno di energia (come tutti i bambini dovrebbero essere!), che quando parlava, spesso sembrava un “grande” perché sapeva cogliere dai fatti gli aspetti essenziali anche dentro i suoi silenzi, che quelli marginali, come tutti i bambini in genere sanno fare… se qualcuno li ascolta…

C’era una volta un vecchio, che a quel tempo era considerato proprio vecchio-vecchio che sapeva di essere vecchio e conviveva con questa sua rispettata età con quella dignità che solo i vecchi sanno avere, fatta di parole poche e di gesti semplici.

Ebbene, questo vecchio e quel bambino stavano così bene insieme che per loro il tempo sembrava non avere tempo, il luogo sembrava essere qualunque luogo… sembravano coetanei pur restando ciascuno se stesso.

Ecco, forse è tutto lì il segreto di una relazione autentica, quell’andare oltre ogni spazio e tempo che ti fa sentire parte di una realtà imprendibile che a quel punto non ti fa più paura.

Perché la paura è un gran bel problema per un bambino di quell’età e solo un vecchio sa come prenderti per mano e guidarti e parlarti dentro i suoi silenzi.

E quando il vecchio se ne andò via rimase nel cuore del bambino il ricordo delle sue enormi mani raggrinzite che sapevano di terra come se lui stesso avesse plasmato un pezzetto di mondo e dei suoi silenzi che davano il senso dell’autorità e della verità.

C’erano una volta un bambino e un vecchio… Ed io non so se tutto ciò che ho scritto riassuma pienamente una realtà che è stata, ma il rispetto della memoria mi impone di dire che questa è la verità.

Il bambino ero io, il vecchio era il nonno materno della mia mamma e vorrei che tutti i bambini del mondo potessero fare esperienza con un vecchio tale e quale a lui.

Roma, agosto 2009

Roberto Rossi (1)

Già alunno della scuola elementare Garibaldi e ora neuropsichiatra infantile