Marsala – Afghanistan, Siria, Sudan, Sud Sudan, Repubblica Centroafricana. E ora in partenza per l’Iraq. Continua la missione tra povertà, guerre ed epidemie della marsalese Gloria Todeschini, con la Croce Rossa tra Medioriente e Africa dove l’aiuto che vi arriva – in tutti i sensi – non è mai abbastanza.
“Un giorno qualsiasi mi sono detta che è giusto condividere la mia fortuna con chi, quotidianamente, vive senza niente. Ecco, dovremmo provare a sentire ogni tanto l’odore di quel niente…niente cibo per i tuoi figli, niente lavoro per tuo marito, niente raccolto dalla terra, niente speranza o desideri…. Allora ognuno di noi prenderebbe a braccetto quel niente e correrebbe il rischio di sfidare la morte per iniziare finalmente a vivere”.
Le parole di Gloria rappresentano bene lo sfortunato mondo con il quale è venuta a contatto quando, da Genova – infermiera con specializzazione in pediatria all’Ospedale Gaslini – ha iniziato a partecipare alle missioni umanitarie. Il primo pugno nello stomaco Gloria l’ha ricevuto curando bimbi malnutriti e affetti da malaria; poi ha prestato aiuto nei campi profughi “dove c’è assenza di tutto e soprattutto di futuro, in una perpetua sfida per la sopravvivenza”.
Di questo e di tanto altro ancora Gloria Todeschini ha pure parlato nel corso di un incontro a Marsala organizzato da Salvatore Inguì, un’altra eccellenza di questo territorio che sa cosa significa lavorare in prima linea. In quell’occasione, Gloria catturò l’attenzione degli intervenuti anche per l’umanità e la serenità con le quali si è raccontata. “Quando sono in missione smetto di essere Gloria e divento mungu o musungu, ossia persona con la pelle bianca. Ma nella loro lingua, quelle parole assumono anche un significato divino…”.
In Iraq, ora, l’attende una missione di cardiochirurgia pediatrica, con una equipe medica che tenterà ancora una volta di migliorare la qualità di vita ai piccoli pazienti, strappandoli a morte certa senza cure appropriate.
Si legge in uno dei suoi post: “Cinema, teatro, un giro in sup al tramonto, il vento sulle guance in motorino, l’aria fresca della sera…Quando parto in missione decido di fare a meno di tutto ciò che mi nutre in Italia, pensando che soltanto condividendo la nostra fortuna possiamo trovare un mondo più equo”.