Cultura

Per il marsalese Giovanni Lamia menzione speciale al III premio letterario nazionale “Maria Zumpano”

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“Un condensato di scrittura, più che un racconto, dove il dialetto si mescola con la lingua italiana, osando una mimesi linguistica volta a restituire in modo intenso una geografia esistenziale e i suoni umani di una vicenda storica centralissima per il nostro Paese. Una storia che si scontra con la Storia (con la S maiuscola), in una Sicilia che ancora una volta, attraverso la scrittura letteraria, si fa osservatorio privilegiato per gli strali emotivi collettivi: questo è davvero un racconto che ci riguarda”. È questa la menzione ottenuta dal giovane attore e scrittore marsalese Giovanni Lamia all’interno del III premio letterario nazionale “Maria Zumpano” per il suo “Un Caffè espresso”.

Giovanni ha già al suo attivo un altro riconoscimento.
“Il primo premio arriva nel Natale del 2021 con “Natale Horror 21” – ricorda – dove scrivo un racconto ambientato in una città emiliana che mi ha sempre affascinato, Bobbio. Sono molto legato alle piccole città e paesini di montagna o piccoli borghi, penso che lì le storie siano più vere, piene di significato e anche d’impatto per i racconti horror. Sono nati anche borghi e monti dalla mia fantasia quelli resi noti sono sicuramente i fatti di monte castellano e quelli di borgo Fiorenzo, quest’ultimo e stato citato nei racconti Lovecraft Italia”.

Questo nuovo premio ha una valenza rilevante per l’autore.
“Questa onorificenza la dedico di sicuro alla mia famiglia e a chi ha creduto in me nel teatro, nel cinema e nella scrittura. La storia parla del siciliano, il siciliano quello buono e nel mio immaginario ho voluto mettere un personaggio come Paolo Borsellino che visita il nuovo bar di Mimmo di fronte al tribunale vecchio. Siamo nell’estate del 1992 e Mimmo porta avanti il bar del cugino. Lui non sa cosa sia la televisione perché uomo di campagna. Ed un giorno riceve la visita di uomini in giacca e cravatta ed in particolare stringe con un uomo molto simpatico con l’agenda rossa.

Perché la scelta di Paolo Borsellino?
“Per spiegare la mia scelta mi verrebbe da citare sue parole scritte per Giovanni Falcone , quando parla che ci sono delle “ Teste di minchia che sognano di rovinare il mondo e teste di minchia che sognano di salvarlo con l’applicazione della legge” quindi a questa domanda rispondo “ Perché sono una testa di minchia come lui” perché quando si scrive si sogna di abbellire il mondo , ora non so se qualche mio racconto possa abbellire questo mondo ma di sicuro con una storia come questa posso arrivare al cuore di ogni siciliano anche quello più arido , arido come l’estate del 1992 mentre mischiati all’incorporeo scirocco c’erano le anime di due giudici sognatori e “teste di minchia” che hanno fatto di tutto perché questa terra sia bellissima”.

Ma com’è iniziata la passione per la scrittura?
“La passione di scrivere è sempre dimorata dentro di me solo che aveva bisogno di essere nutrita e alimentata, come ogni fuoco sacro in questo mondo, di sicuro un buon combustibile è stato l’incontro con Massimo Pastore, in quel pomeriggio di giugno del 2009 per poi seguire la sua scuola nel 2011. L’incontro con Massimo è stato un buon combustibile perché con il suo modo di entrare dentro le anime delle persone, si perché i buoni maestri entrano dentro l’anima, invece chi non sa fare questo mestiere ti confonde solo le idee, Massimo ha smosso dentro di me un bel fuoco artistico, mi ha indirizzato alle letture migliori, da Dostovjeski e Simenon fino ai contemporanei, facendomi cogliere tutta la bellezza che quei romanzi potessero raccontare. Il mio secondo incontro al quale devo tutto è stato di sicuro quello con l’amico regista e scrittore il professor Sergio Di Girolamo, con il quale ho dato vita al primo racconto sempre seguendo i suoi consigli e le nostre chiacchierate che tra un bicchiere di amaro e una partita a scacchi davano vita a storie intrecciate e piene di suspence. Sergio mi ha fatto conoscere la bellezza dell’horror e dello splatter che di sicuro si possono trovare nelle sue regie cinematografiche nel quale io ne faccio parte come attore, siamo stati in vari festival del cinema, da Napoli a Livorno fino ad arrivare a Roma, girando insieme al cast ho sicuramente imparato che se dietro la macchina da presa e nel set non c’è sintonia allora è difficile lavorare, stessa regola vale anche a teatro”.

Chi ringraziare per questo risultato?
“Di sicuro Sergio Di Girolamo, amico sincero e carbone ardente che ha alimentato di nuovo dopo tanto tempo il mio animo da scrittore, mi ha sempre incoraggiato ed insieme ad un’altra inestimabile amica, Antonietta Alagna, sono e sono stati quelli che hanno letto in anteprima ogni mia composizione letteraria, con pazienza visto e riveduto la forma su come arrivare alla gente o ai giurati nel momento della pubblicazione o del concorso. Poi c’è Martina Giglio estensione delle mie mani per controllare tutto quello che è punteggiatura e qualche frase che magari nella fretta è stata scritta male e nella revisione è saltata. Sono un po’ i miei angeli custodi che guardano e correggono i miei sbagli a volte fatti per la velocità di esecuzione nel produrre un racconto o una storia”.

Progetti futuri?
“Mi verrebbe voglia di citare Paolo Sorrentino: “Mai sottovalutare le conseguenze dell’amore”. La scrittura è come quando conosci l’amore della tua vita, va bene le onorificenze, le pubblicazioni, ma devi essere sicuro con chi fai il grande passo. Per chi vuole è disponibile su amazon “L’odore della paura”, la mia prima racconta di racconti editi ed un inedito che esce per la prima volta con questo libro digitale”.

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