Nel 2030 potremmo avere il vaccino mRna personalizzato contro il cancro. O forse anche prima. Paul Burton, direttore sanitario di Moderna, ha abbassato le stime al 2028. Grazie alle tecniche genetiche sviluppate anche con la pandemia, Big Pharma è in corsa verso la cura del male del secolo.
Un vaccino che permetterà di trattare soggetti malati di diversi tipi di tumore, oltre ad alcune malattie autoimmuni, cardiovascolari o il virus sinciziale (che causa un’infezione respiratoria). A darne notizia nei giorni scorsi è stato il The Guardian che ha spiegato come il meccanismo è prelevare una biopsia a un paziente malato di cancro. Un laboratorio esamina il campione e il materiale genetico viene sequenziato, con l’obiettivo di identificare le mutazioni non presenti nelle cellule sane. Un computer verifica quali tra queste mutazioni stiano portando alla crescita del cancro e possano attivare il sistema immunitario. Sempre in laboratorio, viene creata una molecola di Rna messaggero con le informazioni per creare gli antigeni in grado di scatenare la risposta immunitaria. Ma non si tratterebbe della scoperta del secolo.
Come per il Covid, Moderna ha ottenuto dalla Fda, l’approvazione per una corsia preferenziale di approvazione del vaccino contro il melanoma e il virus sinciziale.
“Abbiamo guadagnato 10 anni di conoscenza scientifica in un solo anno”, ha commentato Pfizer. L’immunologo e professore dell’Università di Torino, Guido Forni, spiega a La Stampa che “non siamo di fronte alla scoperta del secolo, ma all’evoluzione di qualcosa che esisteva già e stiamo per fare molto meglio. La ricerca legata al Coronavirus ha portato a una nuova tecnologia che consente di mettere a punto vaccini personalizzati molto rapidamente”.
E riferisce che per molto tempo resteranno sperimentali e presenti solo in alcuni centri autorizzati. Per quanto riguarda la copertura di tumori che il vaccino andrà a coprire, Forni fa sapere che “sarà piuttosto diffusa, ma relativamente ad alcuni tipi di tumore. Per fare un esempio, il 15% dei tumori alla mammella esprimono lo stesso antigene e in questo caso è possibile prevenire o curare con un vaccino. In altri casi, sarà più limitata”.
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