Marsala – Mentre la comunità marsalese pare che assista inerte, indifferente e quasi estranea all’inqualificabile degrado del patrimonio monumentale e ambientale della Città , si registra qualche positivo guizzo di una sopita memoria garibaldina.
La foto ritrae la classe II E dell’Istituto Tecnico Tecnlogico di Marsala, guidata dalla Professoressa Maria Nella Casubolo, in visita al locale Centro Internazionale di Studi Risorgimentali Garibaldini.
Qui i ragazzi, giorni addietro, hanno potuto leggere, tra l’altro, la lettera del ventenne garibaldino Giuseppe Torri Tarelli di Onno (Como) ai sui genitori. Lettera che riportiamo unitamente al sito delle biografie dei Mille raccolte dal Maestro Caimi in parte mediante la corrispondenza interscolastica: www.centrogaribaldino.it
Dalla mia camera, li 20 giugno 1859
Caro Padre e cara Madre, sarei morto se questo mio colpo ovverossia tentativo mi fosse fallito. Io sono partito per arruolarmi nel corpo dei Bersaglieri. Non istate a cercarmi poiché sono risoluto a morire, a fare un suicidio piuttosto che ritornare al tetto natio. La patria esige sacrifici grandi da parenti e più saranno grandi i loro meriti in faccia a Dio, quanto più grandi saranno stati i loro sacrifici. Il mio, ve lo dico, è sommo poiché fui l’ultimo a dipartirmi da Voi.
Ma la catena di sviscerato amore che con voi avvinto mi teneva, fu infranta dall’amore di patria. Parto con in cuore la viva fiamma dell’amore che per Voi nutro. Voi, fate cuore, il dolore passa e non dura. Volgetevi a quel Dio che affanna e che consola, e Lui tergerà il vostro pianto. La mia intenzione già la conoscete; non state dunque, per carità , e per Dio ve ne scongiuro a venirmi a cercare. Io voglio rendere quel tributo alla patria che esige da un giovane di vent’anni. Se morrò, morrò da prode, se la vita mi sarà riservata, ritornerò nel vostro grembo per abbracciarvi e per ritornare di bel nuovo ai miei studi, se Dio mi conserverà la vocazione, non venite, ve ne scongiuro, a cercarmi; perché le conseguenze sarebbero troppo funeste per Voi e per me. A Dio sia reso il pondo dei vostri sacrifici ed Egli ve lo allevierà .
Un bacio e un amplesso dal vostro aff.mo figlio
Giuseppe
A Palermo ebbe una profonda lacerazione al braccio destro e il fratello Carlo per lui scrisse la seguente lettera a Battista:
“Caro fratello, Trovandomi attualmente ferito, e non potendo quindi scriverti di proprio mio pugno, ho pensato bene di dettare questa lettera al fratello Carlo, che parimenti è ferito. Quanto vi era di più arduo in questa gloriosa e patriottica impresa l’abbiamo superato. Gloriosi riposiamo qui sui nostri allori. In verità , fratello mio, e già ben il sai, non vi è cosa più dolce al mondo che il pugnare per la libertà di un popolo oppresso e per esso soffrire.
Le sollecitudini, le cure, le gentilezze che ci usano queste belle palermitane alleviano di solito i dolori delle ferite.
Finora non abbiamo avuto che due attacchi, l’uno dei quali, cioè la presa di Palermo, durò tre giorni sempre combattendo con grande disparità di forze. Se la sorte serberà questa mia vita ti racconterò a voce le bellezze della vita trascorsa.
Però, per darti un’idea, ti dico che da Genova a Marsala e da Marsala a Palermo fu un vero romanzo.
Ricevi adunque i miei saluti e partecipa di questi tutti gli amici.
Per il fratello Giuseppe, il fratello Carlo
Elio Piazza
Presidente del CISRG di Marsala