A Palermo i tifosi sanno molto bene cosa significa soffrire, e anche gioire. Il capoluogo siciliano, capitale del Sud per moltissimi anni, è uno degli avamposti più passionali di tutta l’Italia, e questo carattere si trasmette anche e soprattutto nel calcio, lo sport che più di ogni altro permettere di sentire un certo tipo di trasporto.
Nonostante in Sicilia nessuno abbia mai vinto un titolo nazionale, negli ultimi vent’anni a Palermo hanno vissuto splendide annate grazie agli investimenti e agli azzardi di un sognatore come Maurizio Zamparini. L’imprenditore veneziano, che arrivò a capo del club siciliano nel luglio del 2002, quando decise di spostarsi dal Nord al profondo Sud per mettere in atto un’autentica rivoluzione del pallone. Il suo merito fu quello di guardare oltre i limiti della società siciliana, la quale aveva vissuto alcuni momenti di gloria nel passato in serie B. Un Palermo che, da quanto riportano le quote e i pronostici sul calcio più aggiornate in questo periodo, non gode di buone previsioni per i match a venire come quello contro il Genoa, che è tra l’altro il favorito della serie cadetta di quest’anno.
Ma tornando alla storia affascinante del club siciliano, ricordiamo che nella sua prima stagione come presidente del club rosanero, Zamparini si distinse per il suo carattere decisamente vulcanico, cambiando per tre volte allenatore, mentre nell’annata successiva, quella 2003-04, il patron veneziano costruì una squadra che avrebbe ottenuto una storica promozione in Serie A, categoria nella quale il Palermo avrebbe militato per nove stagioni di seguito.
Da quel momento in poi furono tanti i colpi realizzati dalla dirigenza rosanero, il cui talent scout è stato per un periodo il mitico Rino Foschi. Grazie a lui al Barbera arrivarono fenomeni come Edinson Cavani e Javier Pastore, che illuminarono la piazza rosanero alla fine degli anni 2010. Oltre all’occhio lungo di Foschi, tuttavia, fu decisiva la voglia di Zamparini di puntare su questi talenti di belle speranze, manovra di calciomercato che ha ovviamente richiesto ingenti investimenti. Non va dimenticato, infatti, che se Cavani approdò a Palermo fu perché l’allora patron del club siciliano decise non solo di sborsare una cifra importante al Danubio, squadra uruguaiana che ne deteneva il cartellino, ma anche di nasconderlo alle altre squadre che lo rincorrevano per un ingaggio. Fu proprio il presidente veneziano a convincere Foschi di tenere Cavani chiuso in albergo in quel di Milano fino a quando non fosse stata chiusa la trattativa onde evitare le insidie di un’altra vecchia volpe del calcio italiano, ossia Pantaleo Corvino, all’epoca alla Fiorentina.
Dopo questi due sudamericani, altri sarebbero stati i grandi colpi di uno Zamparini che prese molto a cuore il suo impegno da presidente del Palermo, squadra con la quale avrebbe giocato in varie occasioni la Coppa Uefa, oggi Europa League. Su tutti, ovviamente, va nominato quel Paulo Dybala che arrivò da Instituto di Cordoba al Palermo nel 2012 per far innamorare tutti con il suo sinistro magico. Insieme a lui sarebbe arrivato un altro argentino nativo di Cordoba, ossia Franco Vazquez, la cui società con Dybala sarebbe stata spettacolare e avrebbe portato a un’altra promozione in A. Una promozione targata Zamparini, il più grande sognatore rosanero.