Cultura

Due premi per l’associazione culturale Skené

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Doppio premio per l’associazione culturale Skenè marsalese: Sezione Teatro Classico per “Elena di Sparta” di e con Eleonora Bongiorno alla Festa del Teatro Fita e Miglior attrice protagonista per Cinzia Bochicchio in “Cassandra la vuci sula” al premio Ulisse. In entrambi i casi a curare la regia degli spettacoli è stato il presidente di Skené Massimo Licari.

A decretare il riconoscimento per “Elena di Sparta” è stata una giuria che si è riunita a Spoleto in occasione dell’evento finale di chiusura delle numerose manifestazioni nazionali organizzate dalla Federazione FITA nella regione Umbria. Già vincitrice lo scorso anno del premio Ulisse come migliore attrice, Eleonora Bongiorno è anche l’autrice dell’atto unico “Elena di Sparta”, che ha messo in scena con Caterina De Vita (Ecuba) e Annamaria Modello (la Luna) e Flavio Bosforo musicista. Ora lo spettacolo ha ottenuto il consenso del direttivo nazionale FITA e della commissione artistica presieduta da Mauro Pierfederici. Uno spettacolo che racconta in chiave ironica le rocambolesche avventure di Elena, sposa di Menelao, vittima nell’immaginario collettivo di essere la causa della famosa guerra di Troia. Pochi gli oggetti scenografici, simboli capaci di evocare il mito narrato dai classici. In scena Elena racconta, a volte anche in maniera grottesca, tutta la sua vita, si ride e si riflette sulla condizione della donna da ieri ad oggi. La musica dal vivo scandisce il tempo e i vari personaggi colorando la scena di suoni, note e rumori che supportano l’attrice, vera mattatrice poliedrica capace di strappare sorrisi in un’altalena di comicità e forti emozioni.

Invece a conquistare la giuria del premio Ulisse (con messa in scena nel teatro greco di Palazzolo Acreide) è stata l’interpretazione di Cinzia Bochicchio, protagonista di “Cassandra, la vuci sula”, che ha vestito i panni della fatidica figlia di Priamo interagendo in scena con Apollo – Demetrio Rizzo – e con la custode del tempio Pizia – Andreina Errera.

Secondo la giuria del IX premio Ulisse Cinzia Bochicchio: “Ha interpretato con forza espressiva utilizzando sapienti tecniche attoriali il personaggio forte e delicato in perfetto equilibrio nella duplice lingua utilizzata trasmettendo emotivamente l’attualità del tema”.

Un’ode alla libertà di essere diversi, di non sottoporsi agli stereotipi, di non lasciarsi incorniciare dalle vedute – miopi – degli altri, colorata dai toni forti e scatti di luce che intensamente la lingua siciliana è capace di tratteggiare. Questo vuole essere “Cassandra, la vuci sula”. “Cassandra la vuci sula” è un’opera teatrale di Chiara Putaggio. Intimo ed intenso monologo della figlia di Priamo, nel quale si innestano altri due personaggi: Apollo e la custode del tempio Pizia. Una rilettura del mito della fatidica principessa di Troia che svela il dramma dell’incomunicabilità di chi detiene le “chiavi che sfermano i misteri del tempo” e rivendica il diritto di una donna all’autodeterminazione. Diritto esteso ad ogni essere umano che non può essere sottomesso a gerarchie e a condizioni.

Nel dramma personale di un dono non chiesto, né voluto – quello della preveggenza –, si incastona quello del suo popolo vittima dell’inganno dei Dànai (greci). Il tema della violenza di genere è forte e Cassandra non cede mai, non subisce le brame del dio “che ha scelto di sposare”, essendosi consacrata come sacerdotessa di Apollo. Emerge una forte solidarietà/sorellanza femminile – oltre ogni ceto sociale – nel rapporto con Pizia, che non teme il dio “altolocato”, pur di difenderla.

Rimane sullo sfondo, eppure al centro dell’intero atto unico, la rivendicazione di una donna che urla la sua identità e ne chiede l’affermazione. La rivendicazione di Cassandra è quella di ogni donna che “parla da sola…muta chi vucìa” (muta che urla). L’opera si arricchisce delle musiche di Mario Incudine, Antonio Vasta, Kaballà e Mario Saroglia. Gli arrangiamenti sono di Antonio Vasta. La regia è di Massimo Licari e il trucco di Caterina De Vita.

“Per noi un grande onore ottenere questi riconoscimenti – afferma il regista Massimo Licari – frutto di impegno e passione per l’arte del teatro. Inoltre in entrambe le opere abbiamo portato avanti l’importante tema della parità di genere che è quanto mai necessario ed attuale”.

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