Marsala – Non riesco davvero a immaginare il vuoto di valori, di coscienza del senso della propria vita, di relazioni autentiche, di competenze acquisite che possa esserci dietro l’atto vandalico che ha devastato due plessi della nostra scuola: Gabelli e Casazze. LEGGI L’ARTICOLO
Chi può sentire dentro una rabbia tale da riversare tanto male contro quelli che sono molto più che luoghi e oggetti? I responsabili di certo hanno frequentato anche loro una scuola. Hanno avuto una maestra che ha cercato di insegnare loro a leggere, a scrivere, a far di conto e soprattutto a vivere in una società civile.
Queste persone hanno avuto un’opportunità di farcela nella vita. Perché questo fa la scuola: dà delle opportunità e lo fa praticamente gratis, anzi, trattandosi di scuola dell’obbligo, ti obbliga a darti un’opportunità. Ma questi individui non l’hanno saputa cogliere. Evidentemente non hanno voluto ascoltare o non hanno saputo farlo. Evidentemente non hanno un piano di vita, non hanno un obiettivo e neppure chi sappia affiancarli per trovare la felicità.
Sì perché chi vive così la felicità non la conosce. Non sa quanto è bello ed edificante scoprire di aver imparato qualcosa, di saper fare qualcosa di più rispetto a prima. Non ha un sogno se non quello di un guadagno tanto facile quanto inutile, come può essere quello che si ottiene rivendendo due fotocopiatori e una macchinetta del caffè. Mi chiedo inoltre se chi ha agito in questo modo lo abbia fatto da sobrio o se sia stato alterato dall’uso di alcol o di droghe. Non che questo sia una scusante, ma contribuirebbe a completare un quadro devastante. Chi ha fatto tanto disastro, questo stesso disastro ce l’ha dentro e se non trova soluzioni il suo futuro non sarà migliore. Chi ha allagato il plesso Gabelli, ha la mente allagata dalla rabbia e dal nulla che esperisce in ogni suo giorno.
Chi ha cosparso di colore il plesso Casazze, non conosce la bellezza del colore e anzi guarda con rabbiosa invidia chi ne gode, rimanendo in un tempo nero e senza luce. Sicuramente ad agire sarà stato un gruppo. È desolante pensare che probabilmente ad uno è venuta l’idea di violare la scuola e gli altri lo hanno seguito e lo hanno emulato. Un’azione congiunta nel male. Un contagio di rabbia e di nulla.
Un dispregio di tempo e uno spreco di tempo. Una violenza ai danni di chi più di ogni altro va difeso: i bambini e il loro diritto ad imparare, a diventare cittadini. I miei piccoli alunni hanno capito benissimo cosa è successo e sono dispiaciuti, arrabbiati, e durante tutta la giornata ci hanno pensato e hanno sofferto per non essere potuti entrare in quella che sentono la loro seconda casa, dove incontrano gli AMICI.
Chi ha commesso questo scempio invece non ha amici, ha seguaci, forse, vuoti e inutili che hanno perso ogni senso del loro percorso di vita. Io mi rivolgo alle loro famiglie. Che intervengano. Chi ha agito avrà dei congiunti che sanno che loro ieri notte non erano a casa. Sarebbe bellissimo che fossero loro a rivolgersi alle forze dell’ordine e li facessero redimere. Non esiste futuro senza verità.
Se confessassero e tentassero di riparare al danno commesso, darebbero un senso al loro tempo. Ripartirebbero da zero, anzi da uno, da loro stessi. Io sono certa che almeno uno di loro si è già pentito.
Si faccia avanti e cambi rotta. Non è troppo tardi. Non ancora.
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