La Scuola da sempre è uno dei pilastri fondamentali ed insostituibili di ogni società che vuol definirsi civile e democratica. Quindi diventa improcrastinabile chiedersi perché il nostro paese ha sempre avuto un rapporto difficile con questa istituzione e perché negli ultimi 30 anni ogni Ministro della Pubblica Istruzione che andava ad occupare la sede di Viale Trastevere, riteneva legittimo proporre la SUA riforma della Scuola con conseguente accantonamento della precedente, stratificando errori su errori.
Con la riforma scolastica avutasi nella metà degli anni 70, ma entrata a pieno regime negli anni 80 sono entrati nelle istituzioni scolastiche i genitori, per il presupposto che essendo la scuola una istituzione democratica anche la componente famiglia doveva farne parte.
Tutti noi siamo convinti che questo assunto, in via teorica, è ineccepibile; ma da allora ad oggi bisogna avere il coraggio e l’onestà intellettuale di capire cosa ha comportato l’ingresso dei genitori nella scuola, quali sono stati i benefici per l’istituzione, per i ragazzi e per la società italiana.
Oggi sempre più numerosi sono i critici alla presenza dei genitori nel sistema scolastico, almeno così per come sono oggi.
Sempre più si prende coscienza che questa condizione, così per come è stata applicata, nei fatti non ha apportato quel valore aggiunto sperato, ma anzi ha condizionato l’operatività degli istituti scolastici creando sovrastrutture ideologiche che hanno dato vita a difficoltà pratiche ed operative rispetto al concetto dell’insegnamento.
Consapevole di questa sconfitta ideologica, ogni Ministro ha iniziato ad imporre la sua visione, anch’essa ideologica purtroppo, della scuola, travasando sempre più poteri dal Consiglio d’Istituto e dal Collegio Docenti verso gli organi monocratici del Dirigente Scolastico e del DSGA.
Ma come si dice in questi casi, la cura scelta è stata peggiore della malattia.
Questo travaso di poteri, abbinato all’aziendalizzazione della scuola ha creato “aziende” scolastiche sempre più votate ed attente al pareggio di bilancio e non più verso le strategie didattiche migliori da adottare per il bene dei ragazzi.
I Governi che si sono succeduti nel tempo, hanno pensato solo a curare l’aspetto organizzativo ed amministrativo della scuola oltre naturalmente alle esigenze delle famiglie che purtroppo il più delle volte non collimano con l’interesse dei loro ragazzi.
L’attenzione e la cura della didattica, a causa di queste scelte ideologiche, si è trasformata in esigenze ad azioni sempre meno importanti e sempre più declassificate trasformando piano piano i docenti in semplici “sorveglianti” di classi che tutto fanno tranne che insegnare.
Il diritto all’istruzione, sancito anche dall’Art. 34 della nostra Costituzione, in questi ultimi decenni è stato sempre più disatteso.
A causa della eccessiva attenzione ai bilanci, della mancata sostituzione dei docenti che nel tempo sono andati in pensione, dalla mancata formazione ed assunzione di figure specializzate in grado di far integrare anche i ragazzi diversamente abili, la scuola si è trasformatoa in un luogo di “posteggio” e non di istruzione.
Poi, con il caricare di responsabilità e poteri gli Organi monocratici dei Dirigenti Scolastici e degli DSGA, si è creato un dualismo di potere che sempre più spesso va allo scontro a danno esclusivo della didattica e del vero interesse dei ragazzi.
In questa confusione di ruoli, regole e normative, i docenti non hanno più un punto di riferimento e non riescono più a capire se il loro ruolo prevede sempre l’insegnamento ai ragazzi o è stato stravolto.
Ormai i docenti nei fatti lavorano per gestire e coordinare “progetti” che fanno introitare ai loro presentatori ed ai DSGA e Dirigenti Scolastici ulteriori utili, partecipano a riunioni di vario genere, a confronti con DSGA, Dirigente Scolastico e Genitori, poi se resta tempo forse insegnano.
Dobbiamo avere il coraggio di ammettere che la nostra società è cambiata e dobbiamo confrontarci con aspetti nuovi o modificati da nuovi fattori.
Riteniamo che le componenti della scuola, genitori, ATA, alunni, docenti, dirigenti ed amministrativi, debbono essere rimodulati con un solo obiettivo, insegnare ai nostri giovani.
Preparare i nostri ragazzi ad affrontare il mondo, creando esseri senzienti in grado di capire il significato delle parole e di saper esprimere un ragionamento logico sugli avvenimenti che li circondano; avere la capacità cognitiva e poter fare scelte razionali, questo deve essere il vero fine della scuola, non presentare progetti di svariata tipologia, organizzare sit-in su ogni cosa avvenga nella nostra società, indottrinare i ragazzi su teorie di vario genere che stanno distruggendo le basi della nostra società.
Le fondamenta di una società civile e democratica sono le istituzioni scolastiche e quindi meritano la massima attenzione da parte di chi ci governa.
Gli uomini hanno, tra l’infanzia e l’adolescenza, il loro periodo decisivo per la loro formazione sociale e culturale, compito questo che spetta alla scuola, ma a quella scuola che sia in grado di insegnare non alla scuola che ha smarrito il senso ultimo della sua stessa esistenza.
La Segreteria Regionale
Dr. Franco Lipari