Marsala – “C’era una volta… – Un re! – diranno subito i miei piccoli lettori. No, ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta un pezzo di legno. Non era un legno di lusso, ma un semplice pezzo da catasta, di quelli che d’inverno si mettono nelle stufe e nei caminetti per accendere il fuoco e per riscaldare le stanze”. Così inizia “Pinocchio”, il secondo libro più tradotto al mondo dopo la Bibbia. Secondo l’autore, Collodi, un pezzo di legno poteva prendere di nuovo vita grazie all’amore. Ebbene a Marsala invece tanti “pezzi di legno” che fino a poche ore fa erano vivi sono stati destinati ad una sorte diversa.
Venerdì sono stati estirpati e fatti a pezzi i pini dell’area antistante lo stadio. Io lo so che la nostra città ha ottenuto un importante finanziamento per la realizzazione di un parcheggio moderno, con 190 posti auto e che ci sarà la riqualificazione dell’intero piazzale. Sono consapevole che si tratta di un beneficio per l’immagine della città, tuttavia vedere decine di alberi VIVI fatti a pezzi a me appare comunque uno scempio. Non so trovare parola diversa, anche se mi rendo conto che l’estirpazione per un reimpianto sarebbe stata difficile e costoso.
Siamo da due anni in pandemia. Un’emergenza che è molto più che sanitaria. È la nostra natura che è ammalata a causa nostra, che abbiamo per decenni considerato il pianeta come un luogo a nostro uso e consumo. Una visione antropocentrica che si sta rivoltando contro di noi. Ogni albero è una vita e va rispettata, ogni albero è una casa per uccelli, insetti, creature che hanno il diritto di esserci tanto quanto noi. “Ma i pini hanno un impianto radicale che solleva l’asfalto e danneggia le strade”, direte voi. È vero. Lo so. Ma a ragion veduta io sogno un mondo in cui l’asfalto non abbia più valore di una pianta. Se non altro per il fatto che l’asfalto non è vivo.
Negli anni 80 il PIL era calcolato in base alle colate di cemento, all’edilizia selvaggia. L’esito è stato la sovra-costruzione che ha causato i disastri ambientali dei quali siamo sempre più spesso spettatori. Un cambio di passo è necessario non tanto per una scelta etica (che sarebbe sempre auspicabile) ma soprattutto per una egoistica ricerca della sopravvivenza di tutti. il discorso è macro-sociale. Basta dare un’occhiata ai goal dell’agenda 2030 per comprendere che l’esigenza è quella del benessere globale, che non vada a discapito di nessun essere vivente. Altrimenti sarebbe una contraddizione in termini.
La proposta (esiste anche una legge, la 113 del 29 gennaio 1992 – Legge Rutelli) di porre a dimora un albero per ogni neonato avanzata dal circolo PD on line Nilde Iotti è senz’altro una cosa positiva, ma a giudicare dalla natalità, tutt’altro che prolifica, temo non sia sufficiente. Occorre una visione ampia e lucida, ma occorre che ogni progettualità sia a brevissimo termine, perché per “fare” un albero ci vogliono almeno vent’anni.
In un post dello scorso 13 novembre il sindaco Massimo Grillo scrive: “Grande attenzione verrà data alla riqualificazione tramite una maggiore presenza di zone a verde: il progetto prevede due ampie rotatorie con verde e i pini rimossi perché hanno danneggiato la sede stradale, saranno sostituiti con nuove piante”. Questo consola, ma non basta.
“C’era una volta… un Re!” già nel 1881 Collodi aveva capito che un pezzo di legno era forse più importante di un uomo, fosse anche stato un re, e a giudicare dal fatto che la sua opera è stato un successo planetario, aveva ragione. Domani intanto sarà il 21 novembre, festa dell’albero.
Le foto sono di Giampiero De Vita