Un numero verde per controllare la validità del green pass di colf e badanti e il riconoscimento del vaccino Sputnik: queste le principali misure necessarie, secondo i rappresentanti del lavoro domestico, per chiudere il virus fuori dalla porta di casa tutelando lavoratori e famiglie. In Italia oltre 50 mila badanti conviventi oggi sono sprovviste di green pass. In parte perché non vaccinate, in parte perché immunizzate con il vaccino russo Sputnik, non approvato in Italia. E sebbene il comparto si senta ora “riconosciuto dal governo, alcune criticità messe in evidenza anche dalle faq devono essere risolte”, sottolinea all’AGI Lorenzo Gasparrini, segretario generale dell’Osservatorio Domina sul lavoro domestico, un settore in cui il ‘nerò si aggira attorno al 57%.
“Di recente abbiamo registrato un incremento delle vaccinazioni delle badanti grazie agli Open day per i lavoratori domestici organizzati in alcune città. E’ probabile che il numero delle badanti sprovviste di green pass sia sceso di un 5%, però questo resta un tema forte”, spiega Gasparrini.
Tra i nodi principali da sciogliere c’è di sicuro quello del vaccino Sputnik che “interessa una grande fetta della nostra forza lavoro visto che la maggior parte delle badanti provengono dalla Romania, dalla Moldavia e dall’Ucraina”, spiega Gasparrini, che auspica “una circolare a breve che renda valido lo Sputnik anche in Italia”.
Ma anche il controllo del green pass “nel settore del lavoro domestico rappresenta uno scoglio per molti”, aggiunge il segretario di Domina. “La maggior parte dei datori di lavoro, infatti, sono anziani. Hanno telefoni cellulari ma raramente sono smartphone e altrettanto difficilmente queste persone sono in grado di usare un’app. Chiediamo allora l’attivazione di un numero verde per verificare attraverso il codice fiscale la validità del certificato verde”.
Gasparrini, tuttavia, si dice soddisfatto della misura: il green pass, è convinto il segretario, non solo tutela famiglie e lavoratori, ma rappresenta un utile strumento per far emergere i lavoratori in nero. “Se una famiglia ha un badante in nero non può chiedere il green pass perché sarebbe quasi un’autodenuncia. Prevediamo dunque una maggiore regolarizzazione del settore”
Le faq del Governo
Ma cosa succede nel dettaglio al badante senza green pass? Non può essere licenziato, ma non può lavorare, nè ricevere lo stipendio e, se convivente, deve abbandonare la casa. Lo stabiliscono le faq pubblicate sul sito di Palazzo Chigi che fanno chiarezza sulle regole delle certificazioni verdi anche per i lavoratori domestici. Ecco cosa è previsto per colf, badanti e baby sitter.
“Se la badante non possiede il green pass non potrà accedere al luogo di lavoro. Resta impregiudicato il prevalente diritto della persona assistita di poter fruire senza soluzione di continuità della assistenza necessaria ricorrendo ad altro idoneo lavoratore. Se la badante è convivente con il datore di lavoro dovrà quindi abbandonare l’alloggio”.
Il vitto e l’alloggio, infatti, “sono prestazioni in natura aventi natura retributiva sicché, alla luce della disciplina legale e della corrispettività del rapporto di lavoro domestico, è corretta la mancata attribuzione delle stesse in virtù della mancata esecuzione della controprestazione lavorativa”.
Insomma il badante senza green pass può essere allontanato dalla casa dove presta servizio anche se la usa come alloggio, e oltre allo stipendio viene tagliato anche il vitto. Se il lavoratore domestico risulta positivo, “la normativa vigente prevede il divieto assoluto di allontanarsi dalla propria abitazione o dimora per le persone sottoposte alla misura della quarantena”.
Se la badante “è convivente non potrà chiaramente allontanarsi dalla casa nella quale vive”. Tutti i lavoratori pubblici e privati “che, per comprovati motivi di salute, non possono effettuare il vaccino contro il Covid, dovranno esibire un certificato contenente l’apposito “QR code” in corso di predisposizione”.
Ma chi controlla? Anche nel settore del lavoro domestico è il datore di lavoro che ha la responsabilità di verificare se il proprio dipendente è in regola o meno. E può farlo attraverso l’app “VerificaC19”, da scaricare sul proprio smartphone. Il rischio di non effettuare controlli è quello di incappare in una “multa che va dai 400 ai 1.000 euro”.