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La morte, la sicurezza, le opportunità. Che vogliamo farne di Marsala?

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Marsala – Venerdì mattina presto Marsala viene investita dalla notizia: c’è stato un omicidio. In pieno centro storico. È morto un uomo. Non ha nemmeno trent’anni. Le notizie corrono. Si passa dalle voci da bar alla concretizzazione di dati più certi. Si parla di coltello, di rissa, di italiani, di romeni. Tante categorie di pensiero e tanti sentimenti si susseguono.

Si tende a stereotipare la vicenda. Una lite finita male. Si fanno luoghi comuni sul passato delle persone coinvolte. Si giudica, forse. Ci si scandalizza, giustamente per l’epilogo di sangue nella nostra bella e perbene città. Poi interviene il dispiacere per una vita spezzata così presto e in maniera così insensata.

Tutto avviene velocemente, “social” come è tipico di questo nostro tempo e tutto sembra già pronto a svanire e sembriamo pronti a dimenticare, per sopravvivere e andare avanti.

Ma leggo un commento di una persona che stimo molto e tutto cambia prospettiva.

“Ne incontri tanti di bambini, di ragazzi. Ne incontri tanti se fai il lavoro che faccio io. Sono una pedagogista, educatrice, asacom e libraia, tante cose, tutte con un unico denominatore, i minori. E ne ho visti tanti, ne ho toccati tanti, ho parlato con tanti di loro. Alcuni vengono da famiglie meravigliose, altri da famiglie improbabili, altri ancora da famiglie che non dovrebbero essere definite tali, perché di famiglia non hanno nulla. Ne ho visto tanti, li ho visti crescere, migliorarsi, lottare, cadere, altri peggiorarsi, purtroppo. Ora mi tocca vederli anche morire. È straziante, non è concepibile. Al dolore si aggiunge dolore oggi. Per uno che si salva, altri proprio non ce la fanno. Che la terra ti sia lieve L.”.

Questa persona ha amato Luigi Loria, lo ha amato quando è più facile farlo, perché era un bambino, lo guardato negli occhi, gli ha chiesto cosa volesse fare da grande, quali sogni avesse. Ora tutto questo è finito, nello spazio di un istante di assurda violenza che ha spazzato via ogni speranza di futuro. Ma forse molte altre speranze erano già andate via per colpa di questa terra e della sua gestione, lenta, miope, diseguale. È una questione di opportunità.

Ha scandalizzato molto il fatto che l’omicidio sia avvenuto a due passi dal cassero, e se invece fosse avvenuto in un quartiere popolare? Sarebbe stato meno scandaloso? Io trovo scandaloso che ci siano spazi “di buio” che si lasciano essere tali. Nella vecchia scuola di Sappusi, il Lombardo Radice, tutti sanno che per anni si sono svolti “conviti della morte” a base di siringhe e droga. Eppure è ancora lì, ora pure trasformata in discarica di materiali inerti.

Cito solo questo esempio, ma non basta smantellare. Occorre creare opportunità.

A Marsala i giovani dove vanno? Che spazi hanno per riunirsi in maniera “sana”? per conoscersi e sognare? Un tempo le parrocchie erano piene di gruppi giovanili. Ora? Erano un luogo per incontrarsi e magari progettare insieme, imparare cos’è vivere in una comunità. E oltre al tempo libero che è sempre più intriso di solitudine, cosa rimane? Stanchezza e vecchiaia insostenibili.

Diventa più vecchio un paese dove muore un giovane e lo era già troppo per il fatto di non aver dato le sufficienti opportunità a questo e ad altri giovani.

Che vogliamo farne di Marsala? ne abbiamo idea? E se sì, dobbiamo dirlo, condividerla questa idea e togliere via il buio da questo tempo.

Chiara Putaggio

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