Coronavirus

“I vaccinati non contagiano come i non vaccinati. Stessa carica virale, ma…”

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“Stessa carica virale, ma vaccino potrebbe facilitare l’eliminazione di singole particelle virali”

I vaccinati contro il Covid potrebbero non contagiare come i non vaccinati, anche in presenza della stessa carica virale: lo sostiene un recentissimo studio dell’Università di Oxford, che di fatto fa emergere nuovi dati su un aspetto che da mesi interroga il mondo della scienza e i cittadini.

“La variante Delta è totalmente dominante negli Usa. Il quadro è completamente cambiato: il livello di virus nei vaccinati che si infettano, un evento più raro che può verificarsi, è esattamente lo stesso rispetto al livello di virus nelle persone non vaccinate”, aveva detto a luglio il professor Anthony Fauci, immunologo consulente del presidente americano Joe Biden, aggiungendo: “Due mesi fa, il livello di virus nelle mucose di un soggetto vaccinato era nettamente inferiore: ora la variante Delta ha cambiato totalmente lo scenario”.

Questa ricerca, dunque, getta nuova luce sul tema. Ma, va specificato, si tratta di un lavoro in pre-print che non è ancora stato certificato da revisione paritaria, ovvero non risulta sottoposto alla valutazione di specialisti del settore chiamati a convalidarne l’effettiva validità di utilizzo per la pratica clinica. A ogni modo l’ipotesi presentata è interessante.

Come si spiega la minor contagiosità?

Innanzitutto i ricercatori di Oxford hanno notato una differenza nella carica virale tra i soggetti che avevano contratto la variante Delta e quelli con variante Alfa: i primi avevano cariche più elevate, sia in presenza che in assenza di sintomi, e sia in presenza che in assenza di vaccinazione.

Gli studiosi affermano poi – e qui veniamo al punto – che i vaccinati sarebbero meno contagiosi (anche nel caso della variante Delta) nonostante il conteggio dei cicli CT (indicatori della carica virale) risulti alto e paragonabile a quello di individui non immunizzati.

Nonostante ciò, da quanto emerso, vaccinati e non vaccinati non sono risultati ugualmente infettivi. I ricercatori scrivono che ”è possibile che il vaccino faciliti una più rapida eliminazione delle singole particelle virali vitali, lasciando dietro di sé particelle virali inefficaci e danneggiate che però contengono ancora RNA rilevabile mediante tampone molecolare”. Per questa ragione misurare la carica virale dei vaccinati attraverso il tampone – stando a quanto sostengono gli scienziati – sarebbe fuorviante: il rischio è di sopravvalutare la loro capacità di contagio affidandosi ad un’analisi sovrastimata.

L’altro dato interessante che emerge dallo studio dell’Università di Oxford è che, anche con Delta, la popolazione pediatrica sembrerebbe meno esposta e meno contagiosa, proprio come accaduto con altre varianti di SARS-Cov-2.

Cos’altro ha rivelato la ricerca sui meccanismi di contagio?

La ricerca mostra i dati di uno studio di coorte osservazionale retrospettivo (*) realizzato in Inghilterra tra il 2 gennaio 2021 e il 2 agosto 2021 su contatti infettati da “casi indice”, ovvero primi infettati di un cluster. I contagi post-contatto si sono verificati per la maggior parte in ambito famigliare (70%), in seguito a visite presso abitazioni (10%), svolgendo attività o durante eventi (10%), a scuola o sul luogo di lavoro (10%).

La componente vaccino ha giocato un ruolo fondamentale nel momento in cui i contatti hanno eseguito il tampone. Sia due dosi di Pfizer-BioNTech che di AstraZeneca hanno ridotto la positività con la variante Alfa. Una riduzione della positività alla PCR si è avuta anche nel caso della variante Delta, ma in questo caso due dosi di Pfizer si sono dimostrate più efficaci di AstraZeneca.

Entro 12 settimane dalla seconda dose, la protezione dal contagio risultava diminuita contro la variante Delta con entrambi i vaccini, in maniera più marcata nel caso di AstraZeneca.

(*) In epidemiologia, una coorte è definita come un gruppo di soggetti che sono seguiti o tracciati per un certo periodo di tempo. Con ‘retrospettivo’ si indica uno studio nel quale i dati raccolti si riferiscono ad eventi che si sono verificati. [Huffingtonpost]

 

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