Marsala – Accompagno mia figlia a scuola, non lo faccio da qualche giorno causa orari di lavoro. Ed ecco che, attraversando la piazza Peppino Impastato, vengo attratta da una coperta di lana su una fredda panchina, che lascia presupporre che sotto ci sia qualcuno che stia dormendo. Un paio di scarpe da ginnastica ai piedi della panchina. Nient’altro. Chiedo a un’amica, mamma di un compagno di mia figlia, se sappia chi si “nasconde” sotto quella coperta. Mi risponde che da qualche giorno quella panchina è la casa senza tetto di un giovane, probabilmente nemmeno maggiorenne. La piazza è pullulante di bambini e genitori, ma quel “particolare” sembra “normale”. Mia figlia mi chiede perché quella persona non abbia una casa e un letto per dormire. Non so cosa risponderle. Le dico che sicuramente si tratta di una persona che ha bisogno di aiuto. Mia figlia mi chiede perché allora nessuno lo aiuta. Ancora una volta non so che risponderle. Le prometto che cercherò di farlo io. La accompagno al cancello. Suona la campanella. Mia figlia entra a scuola. La folla pian piano si dilegua. Salgo a bordo della mia macchina e cerco di mantenere la promessa fatta poco prima. Scatto una fotografia, la invio ai giornali e spero che, chi di competenza, possa offrire un aiuto a questa persona, ma mi auguro in cuor mio che qualcuno stia già provvedendo. È impensabile che, nel 2021, i bambini, ma anche gli adulti, debbano assistere a queste tristi scene. Parliamo spesso di decoro urbano. E il decoro “umano” dove lo mettiamo?!
Con immensa angoscia, Floriana Oliva
Chissà perché questa persona ha scelto proprio la piazza “Peppino Impastato” per riposare, dormire, sostare? Chissà se sa chi era Peppino Impastato, ma sicuramente, se Peppino fosse stato in vita, e se magari avesse fatto ancora politica attiva, di certo si sarebbe attivato per conoscere l’identità e per sostenere chi si nasconde sotto quella coperta, chi calza quelle scarpe. Se si trattasse davvero di un minore, di un ragazzino, ci troveremmo davanti all’ossimoro più scandaloso. Proprio dall’altra parte della strada c’è una scuola elementare dove altri bambini imparano, oltre che a leggere, a scrivere e a far di conto, anche – e direi soprattutto – a diventare cittadini, che per il nostro Paese significa essere parte attiva di una Res Publica (Cosa di Tutti), essere parte integrante di uno Stato di diritto che, in quanto tale, non può definirsi tale se si svolta dall’altra parte, se ignora, se dimentica. Abbiamo interpellato l’assessore ai servizi sociali Giuseppe D’Alessandro: “Nelle prossime ore ci attiveremo per individuare l’identità della persona e per garantirle un alloggio, in una delle tre comunità che si trovano nel territorio per fronteggiare le emergenze”.
Chiara Putaggio
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