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Ditte operanti solo su carta, truffa a Marsala con finti lavoratori: un milione di euro sequestrati

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MarsalaQuesta mattina, i Carabinieri del Comando Provinciale di Trapani e del Comando Carabinieri per la Tutela del Lavoro – Nucleo Ispettorato del Lavoro di Trapani, all’esito una complessa attività investigativa coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Marsala, stanno dando esecuzione ad un sequestro preventivo di beni, del valore di circa 1 milione di euro, nei confronti di 5 soggetti, ritenuti responsabili di concorso in truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Gli investigatori dell’Arma hanno accertato che gli indagati, utilizzando ditte operanti solo “su carta”, avevano fittiziamente assunto 241 persone, per lo più di provenienza nordafricana (che risponderanno di concorso nella truffa in parola), in prossimità della scadenza del permesso di soggiorno, allo scopo di percepire indebitamente le indennità a favore del reddito. I finti lavoratori, a loro volta, si impegnavano a versare ai titolari delle ditte fittizie la metà del valore di tali indebite indennità (quali, ad esempio, quella per la disoccupazione, pur non avendo mai lavorato nemmeno per un giorno).

TUTTI I DETTAGLI

Marsala – Questa mattina, i Carabinieri del Comando Provinciale di Trapani e del Comando Carabinieri per la Tutela del Lavoro – Nucleo Ispettorato del Lavoro di Trapani, all’esito una complessa attività investigativa coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Marsala, hanno dato esecuzione ad un sequestro preventivo di beni, del valore di circa 1 mln di euro, nei confronti di 5 soggetti orbitanti nel marsalese, per il reato di truffa aggravata e continuata, in concorso, ai danni di enti pubblici e vari delitti in materia di falso. Nel complesso risultano indagate 246 persone.

Nel mese di febbraio 2018, i Carabinieri della Stazione di Petrosino, effettuavano una perquisizione presso l’abitazione di un soggetto, indagato per il reato di sostituzione di persona e truffa ai danni di una compagnia telefonica. Nella circostanza, venivano rinvenute 4 buste paga di cittadini extracomunitari, intestate ad una impresa edile riferibile al soggetto in questione.

I successivi approfondimenti, svolti dai Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Trapani, consentivano di accertare che la ditta assumeva un cospicuo numero di uomini e donne, per lo più di provenienza nordafricana, in prossimità della data di scadenza del permesso di soggiorno. Venivano, dunque, avviate una serie di attività – sia tecniche che di natura documentale – finalizzate a riscontrare la sussistenza di fenomeni criminali di percezione fraudolenta di indennità a sostegno del reddito.

Dalle indagini, protrattesi per oltre un anno, emergeva un complesso sistema associativo, che vedeva coinvolti altri 4 soggetti – nella veste di promotori, costitutori ed organizzatori – nonché 241 beneficiari di prestazioni fittizie.

In particolare:

– venivano individuate 3 imprese edili ed 1 agricola, tutte attive solo “su carta” (e dunque prive di sede reale, mezzi ed attrezzature), riferibili a tre soggetti del luogo (tra cui l’indagato principale);

– si identificava un soggetto di origini tunisine, che reclutava connazionali-falsi lavoratori;

– emergeva, altresì, la responsabilità di un consulente del lavoro, il cui compito era quello di predisporre false comunicazioni all’INPS per assunzioni e licenziamenti, oltre che stipulare contratti fittizi di locazioni di terreni, generando l’erogazione di indennità a sostegno del reddito non dovute;

– la metà del valore di tali indennità, percepite dai finti lavoratori, veniva restituita ai titolari delle ditte fittizie, in cambio della regolarizzazione della loro posizione sul territorio nazionale, derivante dalla stipula di brevi contratti di lavoro.

Gli accertamenti esperiti permettevano di acclarare – nel periodo che va dal 2012 al 2018 – una elargizione di prestazioni non dovute da parte dell’INPS per 676.000 euro circa.

Il GIP presso il Tribunale di Marsala, concordando con le richieste della locale Procura, emetteva decreto di sequestro preventivo per equivalente – ai sensi dell’art. 321 c.p.p. – a carico dei 5 indagati, fino a totale copertura delle somme sopra quantificate; inoltre disponeva il sequestro preventivo dello studio professionale del consulente del lavoro.

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