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La ‘ngiuria e il nostro dialetto marsalese: stagnataro, stazzunaro, cantunaro…

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Marsala – Il grande patrimonio culturale del mondo contadino marsalese vive ancora grazie alla memoria storica degli anziani in vita. Fissare la memoria degli anziani, studiare la loro cultura, sicuramente non ci fa scoprire “il come e il perché” tante tradizioni sono nate, ma può aiutare a capire noi stessi e il perché si è così! Il dialetto, per esempio, ha una realtà comunicativa di grande importanza, aiuta a capire meglio noi stessi e soprattutto il nostro non lontanissimo passato.

Il dialetto marsalese è una realtà storica e culturale di una classe sociale che, pur tra profonde contraddizioni, ha espresso ideali, valori e culture che ancora oggi sopravvivono. Nonostante tutto, negli ultimi anni è andato via via crescendo l’interesse per il dialetto, non nel parlato ma nella ricerca delle radici delle parole che ancora oggi noi pronunciamo tra abitanti dello stesso territorio.

Certamente la ‘ngiuria (soprannome) è una delle più genuine espressioni della cultura marsalese, un’invenzione popolare scherzosa che è attribuita all’interessato, il più delle volte, a sua insaputa. I giovani di oggi non attribuiscono ai loro coetanei tali soprannomi ma, spesso, utilizzano per il pari-et è quello del padre e addirittura quello dei nonni o dei bisnonni.

La ‘ngiuria colpisce anche lo stato fisico di un individuo: acciancato, nasulongu, mezzavaibba. Talvolta può rivelare un mestiere: viddrano, stagnataro, stazzunaro, cantunaro, scaipparo. I soprannomi sono un’espressione culturale viva: vivono con i tempi, nascono con gli uomini, ne rilevano i vizi e le virtù e con loro muoiono.

In origine il soprannome serviva a identificare una persona e per questo, nel tempo, si trasmetteva da padre in figlio, consolidandosi nel corso degli anni come una sorta di “secondo cognome”. In questa ottica si capisce perché un soprannome è condiviso da più famiglie parenti.

Certamente la ‘ngiuria è una delle forme più espressive dialettali più comuni della civiltà marsalese ed ha una continuità anche con le nuove generazioni. Ancora oggi, nei quartieri di Marsala, un forestiero che cerca qualcuno anziano, di cui non conosce la ‘ngiuria, ha notevoli difficoltà per poterlo rintracciare. Il soprannome, con il passare del tempo, finisce per perdere le motivazioni iniziali di presa in giro e di identificazione individuale che lo hanno generato.

Negli anni sessanta, all’iniziale scolarizzazione di massa, il soprannome ha attraversato un lungo periodo di crisi. Era considerato, infatti, un’espressione di una cultura secondaria da superare: i giovani che in quegli anni andavano a scuola smettevano di usare i soprannomi. Forse, soprattutto, volevano dimenticare il proprio: “i ‘ngiurie sunno cosi di l’antiche”.

Rari erano coloro che parlavano del proprio soprannome. In tempi non lontani, nei registri parrocchiali, nelle iscrizioni ai circoli o ai partiti, al cognome si faceva seguire il soprannome, specie nei casi di omonimia. E’ evidente che in questo caso il soprannome ha dignità e importanza pari a un cognome e può essere aggiunto allo stesso, almeno quando si tratta di una è ngiuria espressa in forma “moderata”. Ve ne sono alcune che, al contrario, sono sconci, osceni, volgari e sono stati rifiutati dai destinatari.

I soprannomi in Sicilia nel corso dei secoli sono diventati dei cognomi: “Vicenzo, ‘u figghiu di Giovanna” è diventato nel corso dei secoli “Vincenzo Di Giovanna”.

Quindi, il soprannome, è stata fonte ricchissima per la creazione di nuovi cognomi. L’interpretazione delle ‘ngiurie non sempre è possibile: alcuni di essi rimangono enigmatici, misteriosi e assolutamente intraducibili. I soprannomi non sempre possono tradursi in senso letterale: “Beddrumeu” non è esattamente un uomo bello e “Licco” non è una persona amante dei dolci.

La ‘ngiuria salta fuori per caso: sul lavoro, durante il tempo libero, per scherzo o vendetta, ma anche per una parola che il soggetto ripete continuamente o in modo sbagliato, per l’abilità o per il suo esatto contrario. Vastissimo è il numero dei soprannomi che ci sono a Marsala, quasi uno per ogni famiglia.

E voi come siete ‘ngiuriate?

Enzo Amato

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