Marsala – Esprimo grande preoccupazione e profondo rammarico relativamente al destino dei lavoratori dell’IPAB “Casa di Riposo Giovanni XIII” di Marsala.
Prende corpo in questi giorni la cronaca di una morte annunciata. In più occasioni ci siamo trovati a lanciare un grido d’allarme consapevoli delle enormi difficoltà nel continuare le attività dell’IPAB di Marsala. Una storia lunga centotrenta anni che ormai volge tristemente alla inesorabile conclusione.
Nel mese di settembre scorso il Consiglio Comunale di Marsala si trovò ad approvare l’istituzione di un “tavolo di crisi” che nei suoi intenti si impegnava a definire un percorso di condivisione nell’affrontare la questione e che coinvolgesse tutte le parti in causa: dal Commissario Straordinario rappresentante la Regione alla deputazione regionale, passando per il Sindaco, l’Assessore Comunale di riferimento e che coinvolgesse una rappresentanza sindacale dei lavoratori, al fine di valutare collegialmente eventuali strategie per la sopravvivenza dell’ente.
Nei fatti temo siano stati traditi gli intendimenti del costituito “tavolo di crisi” ed oggi ci si presenta davanti l’inevitabile, con l’imminente trasferimento degli ultimi anziani rimasti presso la struttura di via De Gasperi.
Una situazione che si trascina da troppo tempo, accompagnata dalle estemporanee prese di posizione rassicuranti verso il capitale umano in servizio, ormai sfiduciato e rassegnato, di quanti negli anni non hanno voluto affrontare con serietà e proposte concrete una situazione di tale drammaticità. Ad oggi il personale della casa di Riposo è composto da 15 unità di ruolo e 5 precari. Buona parte di essi hanno maturato oltre quaranta mensilità di stipendi arretrati.
Quaranta mensilità di stipendi arretrati! L’anello più debole che, come spesso accade dalle nostre parti, paga il prezzo più alto. Tutto questo è immorale.
Si apre adesso una nuova fase, con l’imminente procedura di estinzione dell’ente. Auspico che la superficialità di buona parte delle Istituzioni locali, dall’Amministrazione Comunale (che per tempo avrebbe potuto e dovuto affrontare con decisione la questione), alla deputazione regionale, passando per il Consiglio Comunale e le Istituzioni regionali, si trasformi nell’impegno di addivenire ad una conclusione che tenga conto dei diritti dei lavoratori in servizio presso la Casa di Riposo.
Come suggerì al Sindaco in occasione di una seduta di Consiglio Comunale, comunque la si pensi relativamente all’applicazione della legge 22 del 1986 (norma che definisce le procedure di estinzione, con le difficoltà di natura finanziaria che ne derivano), questo problema ci si sarebbe presentato presto o tardi, con tutta la sua drammaticità.
Probabilmente si è perso troppo tempo e la classe politica del territorio non può che assumersene la totale responsabilità.
Giunga ai lavoratori della Casa di Riposo che vivono oggi come ieri momenti di grave difficoltà, per quello che può contare, la mia personale vicinanza e solidarietà.
Abbiamo fallito. Dovremmo tutti, amministratori pubblici, funzionari, deputati e consiglieri ed ognuno per il proprio grado di responsabilità, rivolgere loro le nostre più sincere scuse.
Daniele Nuccio