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Aeroporto di Birgi, Salvatore Ombra: “Ho capito che tutto fa parte di un disegno più grande”

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Marsala – Ogni volta mi dico che sarà l’ultima… l’ultimo post su Facebook, l’ultimo sfogo, l’ultima – seppur ennesima – riflessione su un aeroporto che ho visto e fatto crescere, che ho gestito alla stregua della mia azienda, e da cui nonostante il distacco e le amarezze che lo hanno accompagnato, nonostante gli anni trascorsi ed altri traguardi personali raggiunti, non riesco ancora del tutto ad affrancarmi.

Dipende forse dalle sfide vinte in quella fase della mia vita, dall’amore per la mia terra, ma dipende anche dalla profonda rabbia che provo nel vedere quel sogno durato qualche anno verso l’inesorabile declino.

Poi leggo un articolo e tutto mi appare chiaro…

Finiamola di raccontare favole e lasciarci anestetizzare dalle verità’ a noi più comode. Finiamola di continuare a credere alle fandonie della politica locale che ha ampiamente dimostrato di non avere alcun interesse ed alcuna autonomia decisionale rispetto ai nostri autorevoli vicini del capoluogo.

Adesso il quadro è chiaro… l’obiettivo è chiaro, anche per la fonte autorevole e legittimata da cui deriva.

Oggi leggo “disastrosa la situazione dell’aeroporto di Trapani Birgi” – questo l’esordio. e mi compiaccio che se ne siano accorti… con qualche ritardo forse…

“Costa 12-15 milioni l’anno alla Regione. Non è possibile continuare così. Questo anche perché l’Unione Europea non consente le continue ricapitalizzazioni (….). Occorre fare fronte a questa gestione creando un sistema aeroportuale regionale che possa essere privatizzato ove diventi un peso per il bilancio pubblico. – e conclude – Occorre una gestione oculata. Le società devono essere una opportunità per la Regione e non un peso. Tutto ciò che aggrava sarà eliminato”.

Sembra si giochi alla battaglia navale, piccolo particolare è che in ballo c’e’ l’economia di un territorio che aveva meritatamente conosciuto grande splendore, ci sono cospicui investimenti in strutture ricettive, potenziali posti di lavoro destinati a morire.

E tutto ciò a vantaggio di un aeroporto quale quello di Palermo che ha raggiunto i suoi limiti fisici, che pochi giorni fa lascia a terra 30 passeggeri per le file lunghissime ai controlli.

Cosicché piuttosto che ragionare su una sinergia territoriale gia’ avviata, di ragionare in termini di sistemi aeroportuali siciliani, sistemi che hanno fatto la fortuna di altri territori, che vedeva Trapani sede naturale delle low cost e Palermo deputata alla gestione delle maggiori compagnie aree, con vantaggi per entrambi, ci troviamo a subire – anche per nostra volontà – una strategia politica di abbandono ed incuria.

Ho avuto la sventurata occasione dopo diverso tempo di atterrare a Trapani e guardarmi istintivamente intorno. La trascuratezza del terminal non ha eguali… a cominciare dai tappeti di ingresso (li avevo fatti mettere io 10 anni fa (e sono sempre quelli) i cestini getta carta completamente arrugginiti i muri lerci a finire dalle precarie condizioni dei bagni, è possibile che nessuno si accorga di questa indecenza, è possibile che nessuno dei componenti del Consiglio di Amministrazione non si accorga di questo degrado strutturale??…

Sembra proprio di passare da una struttura surreale, in completo abbandono, come se fosse un relitto in completa balie di onde e scogli.

Eppure il tempo a disposizione del personale non manca… adesso che si gestiscono un decimo dei voli rispetto a qualche anno fa a fronte di un organico non ridotto proporzionalmente e per il 99,3% a carico della Regione Siciliana.

Ma ormai ho capito che tutto fa parte di un disegno più grande.

Non è più un problema di bandi di gara, di compagnie aree capricciose ed esigenti, di cda più o meno blasonati.

E’ un problema legato alla palese volontà di abbandono e conseguente sottomissione a vision più alte di cui il cda è solo mero e spero involontario esecutore.

Ma non è questo a stupirmi, quello che mi scuote – forse perché lontana anni luce dal mio carattere – è la “nostra” rassegnazione, che continuare a credere alle verità più comode, come al malato grave a cui di fatto si sospendono le terapie ma continuando a sperare in un miracolo paventato che non avverrà.

L’unica speranza è che tutti coloro che hanno investito prendano lucida e fredda coscienza e con tutti i mezzi a disposizione, con tutta la rabbia e orgoglio che hanno dentro, con il senso di appartenenza alle proprie radici, facciano sentire forte e decisa la propria voce… prima che sia davvero troppo tardi.

Salvatore Ombra

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