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Superstizioni, “Non è vero ma ci credo”: facili prede di maghi e ciarlatani

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Marsala – Premessa. Sono convinto che tutte le superstizioni abbiano origine dall’ignoranza o dai timori, oppure sono nate in tempi lontani dove il timore dell’ignoto prevaleva sulla ragione. Tale culto della paura era alimentato soprattutto da “gentiluomini” che, facendo leva sull’ignoranza del popolo, riuscivano a ritagliarsi un ruolo importante nella società.

Quanti di voi non sanno che rompere uno specchio può portare sette anni di guai, o che avere un ferro di cavallo in casa porta fortuna? Pochi. Come pochi non conoscono altre superstizioni.

Mai avrei comunque immaginato che ancora oggi, e nei giovani, si credesse così tanto alle superstizioni. Sono rimasto “sconvolto” ad ascoltare alcune credenze che diversi miei amici dicono di conoscere e “applicare”. Ho fatto una ricerca anche tra le persone più anziane e sono uscite cose incredibili. La cosa che oltretutto fa impressione è che quasi tutta la nuova generazione continua ad ascoltare queste “favole”.

Chi permette alla superstizione di influire sulle sue decisioni e sulla sua vita quotidiana si lascia dominare da qualcosa che effettivamente non capisce. La superstizione è un’innocua e irrilevante debolezza ma anche una sinistra minaccia per la serenità della vita di ognuno di noi.

Il fatto che queste leggende si siano tramandate per tanto tempo le ha trasformate in “verità”: una bugia ripetuta tante volte diventa verità, e spesso ciò che è lontano nel tempo assume una valenza maggiore (e mitica) rispetto alle cose del giorno d’oggi. Ognuno è libero di credere ciò che vuole per quanto riguarda la religione, ma faccia attenzione quando si entra nel campo della superstizione: essere molto superstiziosi è il primo passo per essere deboli e facili prede di maghi, ciarlatani e santoni vari.

Viene definita superstiziosa la persona che crede in cose soprannaturali, nei sortilegi e nella magia. Difficilmente però si ammette di essere superstiziosi, di credere a certe “ridicolaggini”, come si è soliti affermare con solennità quando si è con amici a cui si vuole mostrare la propria superiorità di fronte a simili “sciocchi pregiudizi”. Salvo poi, in privato, fare i debiti scongiuri per avvenimenti o situazioni che necessitano dì un atto scaramantico.

Se volessi mettere in fila tutte le superstizioni presenti nella nostra società l’elenco sarebbe lunghissimo. Ogni cosa, essere o evento, per l’irrazionale della mente, può portare fortuna, sfortuna oppure addirittura avere più specifici effetti.

Il gatto nero che attraversa la strada, lo specchio rotto, il passare sotto una scala, lo spargere sale, sono superstizioni tradizionali, semplici e circoscritte. La superstizione, però, può divenire addirittura uno stile di vita perché, per certe persone, può influenzare ogni scelta, ogni comportamento. Ogni essere umano può dimostrarsi, inoltre, un creativo: ciascuno può, spontaneamente, creare delle nuove e personali scaramanzie (un indumento che “porta bene”) da aggiungere alle superstizioni antiche e tradizionali, e dunque generalizzate e generiche come il fare le corna o il dire “in bocca al lupo” con quel che segue.

Chi, pur segretamente, non ha effettuato scongiuri per propiziarsi la fortuna? E’ incontestabile che, pur fingendo di non credere si attribuiscano a taluni elementi una particolare influenza magica: “Non è vero… ma ci credo!”.

Quanti di voi sarebbero disposti a sfidare la sorte compiendo gesti che tradizionalmente sono ritenuti apportatori di negatività? Chi volutamente è disposto a posare il pane sulla tavola capovolto, a mettere i coltelli in croce o a passare sotto una scala, ben sapendo che tutti questi gesti sono considerati negativi? Che dire poi del “13 a tavola”? Questa assieme a quella del “venerdì”, è una delle superstizioni più diffuse. Per non parlare di “venerdì 17”, giorno per taluni così infausto, che persino i quotidiani non mancano a sottolinearlo.

Enzo Amato

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