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lunedì, 23 Dicembre 2024

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Marsala, inaugurato il “Piazzale delle Vittime del 1°maggio 1964”

Marsala – Il Sindaco di Marsala, Alberto Di Girolamo, e i familiari dei giovani salesiani che annegarono nelle acque dello Stagnone tanti anni addietro, hanno ieri mattina scoperto il toponimo che indica uno spiazzo sulla litoranea della Spagnola (Punta Palermo) denominato “Piazzale Vittime del 1° maggio 1964”. In una giornata inclemente (è piovuto insistentemente per quasi tutta la cerimonia) successivamente il primo cittadino, il consigliere Mario Rodriquez in rappresentanza dell’Assise di palazzo VII Aprile, Carlo Vinci per i superstiti di quella sciagura e Diego Maggio a nome dei familiari, hanno ricordato con commozione quel tragico giorno di oltre 42 anni fa allorquando niente al mattino faceva presagire quella tragica sciagura in cui persero la vita 17 persone, 16 ragazzi che frequentavano i salesiani e un chierico che li accompagnava. Presenti alla cerimonia oltre ai parenti delle vittime, giunti a Marsala da diverse parti della Sicilia, gli assessori Salvatore Accardi e Clara Ruggieri e un altro superstite, Salvatore Padovani. Tutti i nomi dei giovani che persero la vita per il ribaltamento delle barca con la quale dalla Marinella dovevano approdare a Mozia, sono stati nominati, uno per uno, da Diego Maggio. A benedire i presenti e il piazzale è stato Don Gino Costanzo, attuale direttore della casa Salesiana di Marsala.

“Si allega una nota storica tratta da “Quella mattina del 1° Maggio….” del sito “I fiori recisi di MarsalaPer ricordare quel 1° Maggio 1964” – Il 1 Maggio 1964, alle ore 11.50, nello Stagnone di Marsala, mentre insieme ai Padri Salesiani si recavano all’Isola di Mothya, 16 giovani allievi e un chierico morirono in un terribile naufragio. La tragedia colpì allora tutta la Sicilia poiché i giovani provenivano da diversi paesi di tutta l’Isola. Erano, complessivamente, 92 ragazzi, dai 6 ai 18 anni, salpati da località “Marinella” a bordo di tre barche. Partono prima le barche “Giovanni III” e “Vincenzo”, per ultima parte la “Giuseppe e Maria”, con sopra 34 ragazzini. Le condizioni meteorologiche sono buone, é una giornata di sole. Alle ore 11.50 la barca ha un sussulto, dell’acqua entra dalla destra, i ragazzi per non bagnarsi si spostano su di un lato, la prua si abbassa, il capobarca si alza per sistemare i ragazzi, sono attimi, la barca si capovolge, i ragazzi che si trovano sul bordo destro finiscono sotto la barca, gli altri sono scaraventati in acqua, la barca capovolgendosi colpisce alcuni, altri con tutte le forze cercano, invano di salvarsi, di nuotare, benché non sappiano nemmeno come fare. I ragazzi cercano di aiutarsi fra loro, chi sa nuotare dà una mano agli altri, i più grandi con spirito eroico cercano di salvare tutti, sono Carmelo Orlando, diciassettenne coraggioso, che riesce a salvare quattro compagni, prima di scomparire fra le acque, forse trasportato al fondo dal peso di quegli altri compagni che cercano la salvezza; il suo grande amico di sempre, Antonino Messina; e Michelangelo Turrisi che, dopo aver salvato due compagni, tornato in acqua per proseguire la sua opera eroica, perse i sensi colpito da un rottame e finì così la sua vita. Si unisce a loro anche il piccolo Giovanni Tirrito, che, per salvare gli amici, viene tirato giù. In circa 8 minuti si consuma così una grande tragedia, con 17 morti e 14 feriti. Le famiglie, ignare di tutto, sono avvertite tempestivamente per mezzo di telegramma e giungono nel pomeriggio a Marsala, ove già la città si trova ai piedi di quei giovani angeli, le cui ali sono state spezzate da una tragedia inaspettata. All’ospedale vi sono i feriti e nella vicina chiesa di San Francesco sono stati approntati dei lettini, ove giacciono i corpi senza vita delle vittime. Tutti i genitori si recano anzitutto in ospedale, sperando nella salvezza per i propri figli, ma alcuni devono tristemente recarsi nella chiesa per ritrovare quel figlio che avevano lasciato vivace e gioioso, ora silente e inerme su un bianco lettino”.

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