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sabato, 27 Luglio 2024

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Marsala, incontro dibattito con gli studenti delle scuole medie inferiori della città

Marsala – Incontro dibattito tenutosi venerdì 4 novembre presso la sala conferenze del complesso monumentale “San Pietro”. Hanno parteciperanno gli studenti delle seguenti scuole medie inferiori della città di Marsala: Vincenzo Pipitone, Giuseppe Mazzini, Ranna, Stefano Pellegrino (Paolini), Mario Nuccio (via Salemi) ed Alcide De Gasperi. Hanno relazionato il Presidente del Tribunale di Marsala, dott.ssa Alessandra Camassa, Salvatore La Porta, già agente di scorta del magistrato Carlo Palermo all’epoca della Strage di Pizzolungo, e Lucia Calì (moglie del predetto La Porta).

L’Associazione “Antimafie e Antiracket – Paolo Borsellino – onlus” ha organizzato un incontro dibattito che si è tenuto venerdì 8 aprile 2016, ore 09.15, presso la sala conferenze del complesso monumentale “San Pietro” di Marsala, sita nella centralissima via Ludovico Anselmi Correale. Hanno parteciperanno gli studenti delle seguenti scuole medie inferiori della città di Marsala: Vincenzo Pipitone, Giuseppe Mazzini, Ranna, Stefano Pellegrino (Paolini), Mario Nuccio (via Salemi) ed Alcide De Gasperi. Ha moderato il dibattito l’avv. Giuseppe Gandolfo, coordinatore dei gruppi tematici di lavoro dell’associazione; sono intervenuti altresì Nino Chirco ed Enzo Campisi, rispettivamente Presidente e componente del Consiglio Direttivo dell’Associazione.

Alla predetta iniziativa sono intervenuti il Presidente del Tribunale di Marsala, dott.ssa Alessandra CAMASSA, Salvatore LA PORTA e Lucia CALI’ (moglie del predetto agente di scorta Salvatore La Porta del magistrato Carlo Palermo che visse la bruttissima esperienza della strage di Pizzolungo – la mattina del 2 aprile del 1985, poco dopo le 8,35, sulla strada statale che attraversa Pizzolungo, posizionata sul ciglio della strada statale, un’autobomba è pronta per l’attentato al sostituto procuratore Carlo Palermo che dalla casa dove alloggia a Bonagia si sta recando al palazzo di Giustizia di Trapani a bordo di una Fiat 132 blindata, seguito da una Fiat Ritmo di scorta non blindata. In prossimità dell’auto carica di tritolo l’auto di Carlo Palermo supera una Volkswagen Scirocco guidata da Barbara Rizzo, 30 anni, che accompagna a scuola i figli Giuseppe e Salvatore Asta, gemelli di 6 anni. L’utilitaria si viene a trovare tra l’autobomba e la 132. L’autobomba viene fatta esplodere comunque, nella convinzione che sarebbe saltata in aria anche l’auto di Carlo Palermo. L’esplosione si udì a chilometri di distanza. L’utilitaria invece fa da scudo all’auto del sostituto procuratore che rimane solo ferito. Nella Scirocco esplosa muoiono dilaniati la donna e i due bambini. Il corpo squarciato della donna viene catapultato fuori dall’auto mentre i corpi a brandelli dei bambini finiscono dispersi molto più lontano. Sul muro di una palazzina a duecento metri di distanza una grossa macchia mostra dove è finito un corpicino irriconoscibile. Tra i soccorritori, giungono dalla vicina via Ariston il marito della donna, Nunzio Asta, con suo cognato ma anche la Scirocco è così ridotta in frammenti che sul luogo dell’attentato trovano solo la 132 e la Ritmo e i due non sospettano che i loro famigliari possano essere stati coinvolti nell’esplosione. Dopo l’arrivo della polizia e delle autoambulanze Nunzio Asta torna a casa e si reca in auto al lavoro nella sua officina. Poco dopo la polizia gli telefona per chiedergli il numero di targa dell’auto, senza aggiungere altro, e Nunzio Asta scopre che una sua impiegata ha già verificato che i suoi figli non sono mai giunti a scuola. Dei quattro agenti della scorta quelli sulla 132, l’autista Rosario Maggio e Raffaele Mercurio, rimangono leggermente feriti mentre gli altri due vengono gravemente colpiti dalle schegge, Antonio Ruggirello a un occhio, Salvatore La Porta alla testa e in diverse parti del corpo. Dopo l’arrivo dei soccorsi e delle autopattuglie il giudice Palermo raggiunge il palazzo di Giustizia con una auto della polizia e qui i colleghi lo convincono a recarsi all’ospedale Sant’Antonio Abate dove viene sottoposto a un esame audiometrico e ricoverato).

In tal modo prosegue il cammino con le scuole attraverso l’individuazione degli obiettivi, di concerto con i dirigenti scolastici ed i docenti, la condivisione delle strategie, delle metodologie e delle scelte.

“Educare alla legalità significa promuovere e diffondere una cultura rispettosa dei valori democratici e dei principi della Costituzione Italiana; il nostro impegno non può essere una parentesi nella quale entriamo ed usciamo; tutta la dimensione educativa ha bisogno di continuità” (Don Luigi Ciotti).

L’Associazione Antimafie e Antiracket – Paolo Borsellino – onlus, costituita nel 2001, è attiva da diversi anni sul fronte dell’educazione alla legalità e considera questo settore di attività uno dei più importanti.

Alle iniziative maturate in questo ambito, infatti, si affida, il compito di favorire e diffondere una cultura della legalità.

“Cultura della legalità” vuol dire ricostruire le regole: nella società, nelle istituzioni, nell’economia, nell’informazione; regole che permettono alle leggi di essere principi di democrazia e non un terreno di conquista; regole che costituiscono l’impalcatura del patto sociale al quale ogni cittadino è chiamato a partecipare attivamente e criticamente.

In questi anni, l’Associazione Antimafie e Antiracket – Paolo Borsellino – onlus ha realizzato molte esperienze nell’ambito dell’educazione alla legalità, sviluppando iniziative di educazione alla legalità democratica in tutta la provincia, che hanno finora coinvolto centinaia di insegnanti e studenti e che hanno permesso l’affinamento di particolari strumenti di lavoro, come gli accordi, i corsi di aggiornamento per docenti e per operatori di associazioni, quelli di sensibilizzazione per genitori, le iniziative rivolte agli studenti, i progetti, gli sportelli formativi e informativi e le pubblicazioni.

Intendiamo pertanto stringere un fortissimo rapporto di collaborazione con il mondo della scuola. E’ un punto di partenza; capteremo gli imput degli studenti ed organizzeremo altre iniziative “insieme” per soddisfare le “domande” dei ragazzi.

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