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Halloween, i fantasmi, le cucuzze e mio nonno Vicenzo

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Marsala – Che la notte del 31 ottobre si festeggi Halloween nel Minnesota è normale, che la stessa cosa accada a Strasatti di Marsala mi inquieta un poco. Abbiamo importato molto dall’America in questo ultimo decennio, poche cose belle e molte cose inutili, ma alla festività di importazione non ci si era ancora arrivati prima del 2000. Da qualche anno invece Halloween ha preso piede (forse anche più del solo piede) anche in Italia, fino a raggiungere un giro d’affari di oltre 350 milioni di euro.

Grandi iniziative quest’anno per la festa delle streghe e degli spettri. Riflettendoci meglio, ci sono delle sottili affinità tra la realtà italiana e Halloween: la filosofia del “dolcetto o scherzetto” si applica benissimo all’abbassamento delle aliquote fiscali promesso continuamente ai contribuenti dal governo, mentre per quanto riguarda le zucche vuote, simbolo di questa ricorrenza statunitense, basta guardare la televisione e i politici per capire che ne abbiamo da vendere.

Ciononostante in me rimane un certo senso di estraneità nei confronti delle vetrine piene di gadget ispirati alla notte di Ognissanti, trovo innaturale appassionarmi per un evento che culturalmente non mi appartiene. O forse, con il tempo, si imporrà anche la globalizzazione delle festività. L’impressione è che si tratti di una celebrazione imposta dal mercato, che ci porta a comprare pipistrelli, fantasmi, scheletrini fosforescenti e a organizzare delle simpatiche festicciole con obbligo per tutti di costume mostruoso.

Se, di qui a una decina d’anni, i produttori di zanne suine sintetiche decidessero di espandere i loro commerci, con tutta probabilità i bambini italiani si ritroverebbero a festeggiare la notte del grande facocero.

La Chiesa cattolica ha timidamente protestato contro la natura pagana di Halloween, legata al mondo delle tenebre e dell’occulto, di tutto ciò che è inspiegabile. L’antico rituale di origine celtica, cui si ispira questa festa, aveva lo scopo di tenere lontani gli spiriti dei morti.

In effetti, se povero mio nonno Vicenzo, agricoltore marsalese, scomparso molti anni fa, in questa notte dovesse veramente tornare dall’aldilà e, aperta la porta dei vicini di casa, trovasse figli di amici e parenti ballare vestiti da deficienti tra zucche e scope di saggina, probabilmente scapperebbe a gambe levate.

Enzo Amato

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