Carlo Azeglio Ciampi, presidente emerito della Repubblica, è morto oggi a Roma all’età di 96 anni. Era nato a Livorno, il 20 dicembre del 1920. Dopo gli studi dai gesuiti si era laureato in lettere all’Università Normale di Pisa. Sempre nella città toscana aveva conseguito una seconda laurea in giurisprudenza. Nel 1946 entrò come funzionario “avventizio” nella Banca d’Italia. La sua prima mansione, come ricordò Ignazio Visco in una giornata di studio dedicata alla figura dell’ex governatore, era quella di protocollare la posta in entrata e ricopiare tutta quella in uscita.
Nell’istituto di via Nazionale salì tutta la scala gerarchica interna. Ne divenne segretario generale, poi direttore generale e, infine, governatore, carica che ha ricoperto per quattordici anni consecutivi, fino al 1993. Durante il suo governo la Banca d’Italia affrontò sfide enormi. Nell’esercizio della politica monetaria, insieme all’allora ministro del Tesoro Beniamino Andreatta, realizzò la separazione tra il Tesoro e l’Istituto centrale, il cosiddetto “divorzio”, che rese autonoma la Banca nella decisione di acquisto dei titoli pubblici italiani.
Nel 1992 affrontò la crisi valutaria, l’attacco alla lira che portò ad una perdita di valore del 20% della moneta, e costrinse l’Italia ad uscire dallo Sme. Nel 1993 Ciampi divenne presidente del Consiglio. In piena tangentopoli fu chiamato dal presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, in cerca di una personalità in grado di trovare una maggioranza in Parlamento con lo scopo di stabilizzare i conti pubblici e varare una nuova legge elettorale prima del ritorno alle urne. Ciampi rimase in carica per 377 giorni, e il suo fu il primo governo tecnico della Repubblica italiana, alla cui guida fu chiamato un non parlamentare.
Sul piano economico gli interventi più significativi furono rivolti a costituire il quadro istituzionale per la lotta all’inflazione, attraverso l’accordo governo-parti sociali del luglio del 1993, che pose fine ad ogni meccanismo di indicizzazione ed ha individuò nel tasso di inflazione programmata il parametro di riferimento per i rinnovi contrattuali. Inoltre il governo Ciampi diede avvio alla privatizzazione di numerose imprese pubbliche, ampliando e puntualizzando il quadro di riferimento normativo e realizzando le prime operazioni di dismissione (tra cui quelle, nel settore bancario, del Credito italiano, della Banca commerciale italiana, dell’IMI).
Dopo la fine del suo esecutivo, Ciampi fu ministro del Tesoro in altri due governi, quello guidato da Romano Prodi nel 1996 e quello di Massimo D’Alema. Nel primo governo Prodi fu artefice dell’abbattimento di quattro punti percentuali del deficit pubblico, una manovra che rese possibile all’Italia di rispettare uno dei più ostici parametri di Maastricht, permettendo al Paese di rispettare le condizioni per l’ingresso tra i Paesi di testa nella moneta unica. Il 13 maggio del 1999 fu eletto Presidente della Repubblica, con un consenso vastissimo che Ciampi avrà sempre anche fra gli italiani, diventando uno dei presidenti più amati.