Categories: Antimafia e Cosanostra

Matteo Messina Denaro e il telefono imprendibile da 4.000 euro

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Matteo Messina Denaro utilizza “un cellulare che si chiama Vertu, che costa circa 4.000 euro e non è intercettabile”. Per un periodo il boss si è nascosto in Andalusia, ad Almeria dove ricevette una busta con 300.000 euro, parte di una tangente di un milione di euro di un appalto siciliano: a portargliela sarebbe stato il professionista Tuzzolino che sta collaborando con i magistrati e che ha messo in evidenza i rapporti tra gli appalti sul fotovoltaico, la massoneria deviata, vertici dirigenziali vicini al governatore Rosario Crocetta. Giuseppe Tuzzolino, architetto “pentito”, è originario di Agrigento.

L’architetto sottoposto a programma di protezione, parla di una loggia segreta a Castelvetrano al centro di tangenti su appalti riferiti ai lavori del fotovoltaico chiamati: “il tronco della vedova” e che secondo le dichiarazioni del collaboratore, finiscono nella disponibilità di una nota dirigente regionale, già condannata dalla Corte dei Conti a risarcire l’erario per oltre un milione di euro.

Parte di questi soldi, secondo Giuseppe Tuzzolino sarebbero andati al boss latitante. Secondo quanto riportato dall’articolo a firma di Giuseppe Lo Bianco: Tuzzolino nel collaborare con gli inquirenti avrebbe messo in evidenza il sistema “Sicilia”, dove una cabina di regia pilota grandi appalti e finanzia in parte, anche la latitanza di Messina Denaro.

Tuzzolino, arrestato nel 2013, definito “professionista cerniera” tra politica-mafia e massoneria dopo il suo arresto ha iniziato ha collaborare con la magistratura, descrivendo quella zona “grigia” tanto discussa anche mediaticamente. Dalle sue dichiarazioni viene fuori un quadro “agghiacciante”. Ai magistrati il compito di verificare la veridicità di quanto esplicitato dal professionista agrigentino. L’articolo è uscito su “Il Fatto Quotidiano”.

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