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Salvo Riina a Porta a Porta: Rispetto i morti. Amo mio padre, non sta a me giudicare

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L’intervista di Salvo Riina, figlio di Totò, il “Capo dei capi” della mafia, alla fine è stata trasmessa da Rai 1, nel corso della trasmissione “Porta a Porta”, intervistato da Bruno Vespa.

“La mafia cos’è? Non me lo sono mai chiesto, non so cosa sia. Oggi la mafia può essere tutto e nulla. Omicidi e traffico di droga non sono soltanto della mafia. Sulla morte dei giudici Falcone e Borsellino? Io ho rispetto sempre per i morti, tutti. Non voglio dire troppo sui magistrati uccisi, perché le mie parole potrebbero essere strumentalizzate. Un figlio può giudicare suo padre, ma se lo deve tenere per sé, non può andare in giro a dirlo in pubblico. Molti penseranno che il mio è un libro reticente ma i rimproveri non toccano a me”.

“Sul sistema dei pentiti? Solo in Italia succede ciò. In tanti altri Paesi democratici non succede che un pentito che dice di aver commesso centinaia di omicidi non fa neanche un giorno di carcere. Poi accusano le persone, le mandano in carcere poi tornano a fare quello che facevano prima. Si poteva scegliere di fa scontare un minimo delle cose che avevano fatto”.

“Perché non andavo a scuola? Per noi non era normale, ma non ci siamo mai chiesti perché non ce le facevano queste domande, eravamo una sorta di famiglia diversa, abbiamo sempre vissuto un ‘questa vita diversa dagli altri’. L’arresto di mio padre è stato uno spartito. C’era una sorta di tacito accordo familiare, noi eravamo bambini particolari, il nostro contesto era diverso, abbiamo vissuto anche in maniera piacevole, nella sua complessità è stato come dire un gioco. Noi solitamente uscivamo con la nostra compagnia e sentimmo un sacco di ambulanze, spesso se ne sentivano, ma questa volta c’era un viavai di ambulanze e auto della polizia che andavano verso Capaci. Ci dissero che avevano ucciso Giovanni Falcone. Restammo tutti ammutoliti, poi tornammo a casa e c’era mio padre che guardava il tg. Non mi venne mai il sospetto che mio padre era dietro gli attentati”.

“Amo mio padre non sta a me giudicare. Amo mio padre, amo la mia famiglia, al di fuori di tutto quello ci hanno contestato, io non giudico, per quello c’è lo Stato, ci sono i giudici; la mia famiglia, mio padre mi hanno insegnato tante cose, il rispetto della famiglia, dei valori, della tradizione, la persona che sono la devo a loro. Io non devo dire se mio padre ha sbagliato, per questo c’è lo Stato non tocca a me dirlo. Salvatore Riina è mio padre, Totò Riina è un acronimo identificato dai giornalisti”.

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