Il caffè fa bene o fa male? Un’ennesima ricerca scientifica arriva stavolta alla conclusione che non provoca battiti cardiaci extra, sfatando nella sua tesi una delle più diffuse credenze sulla caffeina. I ricercatori dell’Università della California a San Francisco (Usa), autori della ricerca, hanno concentrato la loro attenzione sul consumo costante di prodotti contenenti caffeina per un periodo di 12 mesi, e non sul consumo ‘acuto’, cioè concentrato in un determinato momento. Lo studio, pubblicato sul Journal of American Heart Association’, è il più grande fino a oggi ad aver messo in correlazione le abitudini alimentari con il tasso di questo disturbo cardiaco.
Eccessive contrazioni atriali premature (Pac) – sottolineano gli esperti – hanno dimostrato di provocare fibrillazione atriale, ictus e morte, mentre eccessive contrazioni ventricolari premature (Pvc) possono portare a un aumento dell’insufficienza cardiaca, a malattia coronarica, con conseguenze anche qui mortali. Entrambe le anomalie in passato sono state legate al consumo di caffeina attraverso studi e sperimentazioni, ma questi studi sono stati effettuati diversi decenni fa e non consideravano i disturbi in questione come outcome primario. C’è infatti una recente e crescente evidenza, affermano i ricercatori californiani, che indica potenziali benefici cardiovascolari di diversi prodotti contenenti caffeina, come appunto caffè, cioccolato e tè. Ma l’incertezza clinica porta ancora oggi a sconsigliarne l’abuso, per evitare presunti problemi cardiaci, evidenziano gli autori.
Nello studio sono stati analizzati 1.388 partecipanti selezionati in modo casuale dal database Cardiovascular Health Study. Sono state valutate per un anno le abitudini alimentari di base ed è stato eseguito un monitoraggio elettrocardiografico ambulatoriale. Fra i partecipanti, 840 (il 61%) consumavano più di un prodotto contenente caffeina al giorno. Alla fine della rilevazione, i ricercatori non hanno trovato differenze nel numero di Pac o Pvc collegabili ai livelli di consumo di caffè, tè e cioccolato in questo gruppo, e nemmeno in chi sceglieva più di frequente questi prodotti c’era un’associazione con battiti cardiaci extra.
“Le raccomandazioni cliniche contro il consumo regolare di prodotti contenenti caffeina per prevenire disturbi del ritmo cardiaco dovrebbero essere riconsiderate – sostiene Gregory Marcus, il coordinatore del lavoro – dato che potremmo aver scoraggiato senza motivo il consumo di alimenti come il cioccolato, il caffè e il tè, che invece potrebbero avere benefici cardiovascolari”.
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